Giovedì scorso, 9 aprile, è morta, a soli 33 anni, negli Stati Uniti d’America, l’infermiera Danielle Dicenso, trovata nel salotto di casa sua dopo avere accusato febbre alta e tosse, tra i sintomi tipici del Covid-19.

David, il marito della donna, madre di un bambino di 4 anni di nome Dominic, ha affermato che Danielle «ha lavorato fino alla fine in un reparto Covid» dove «non le hanno dato neanche una mascherina per proteggersi e ora lei non c’è più».

Come riportato dall’emittente Local 10, il marito ha raccontato che la moglie «aveva paura di andare a lavorare, faceva turni da 12 ore, era stremata. Sono certo che sarebbe ancora qui con noi se fosse stata in qualche modo protetta». La donna era stata sottoposta a un tampone e messa in quarantena ma l’esito dell’analisi è stato definito «inconcludente». Tuttavia, le condizioni di Danielle sono peggiorate fino alla morte. La famiglia ora attende l’esito dell’autopsia per avere la conferma o meno che si sia trattato di Covid-19.

Nonostante non ci sia ancora la certezza, David non ha dubbi e pensa che la donna sia stata infettata per l’assenza delle misure di sicurezza fornite dall’ospedale dove lavorava Danielle, ovvero il Palmetto General Hospital di Hialeah, Florida. La donna, tra l’altro, era infermiera nel reparto di terapia intensiva.

La struttura ospedaliera, in una nota, ha replicato così: «Tutti i dipendenti del nostro ospedale sono sottoposti a controllo della temperatura all’arrivo, indossano una maschera durante l’assistenza ai pazienti e sono tenuti a informarci se diventano sintomatici. Non sono autorizzati a lavorare in ospedale per prendersi cura dei pazienti se presentano sintomi di Covid-19».

Come riportato da Fanpage.it, però, Danielle non è stata l’unica infermiera ad essere morta in quell’ospedale. La settimana scorsa, infatti, si è spenta la 56enne Earl Bailey, risultata positiva al covid-19 e messa in quarantena, deceduta in casa sua dopo un arresto cardiaco.