L’Iran ha comunicato di avere eseguito una seconda condanna a morte legata alle proteste antigovernative.

Il 23enne Majidreza Rahnavard è stato impiccato in pubblico nella città di Mashhad, come riportato dalla BBC. Il giovane è stato condannato da un tribunale con l’accusa di “inimicizia contro Dio“, accusato di avere accoltellato a morte due membri della forza paramilitare.

Gli attivisti per i diritti umani avvertono che i manifestati vengono condannati a morte dopo processi – farsa: “Rahnavard è stato condannato a morte sulla base di confessioni estorte, dopo un processo gravemente iniquo. Questo crimine deve avere gravi conseguenze per la Repubblica islamica”, ha affermato su Twitter Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore di Iran Human Rights con sede in Norvegia. E ha aggiunto: “Migliaia di manifestanti sono detenuti e una dozzina di condanne a morte sono state già emesse. Esiste un rischio serio di esecuzioni di massa dei manifestanti”.

La prima esecuzione è avvenuta giovedì scorso: Mohsen Shekari, 23 anni, è stato condannato per “inimicizia contro Dio” accusato di avere aggredito un membro della forza paramilitare con un machete a Teheran.

L’agenzia di stampa Mizan ha riferito che Majidreza Rahnavard è stato impiccato “alla presenza di un gruppo di cittadini di Mashhadi“. Sono state pubblicate anche diverse fotografie prima dell’alba che hanno mostrato l’esecuzione, comprese due in cui si vede un uomo appeso al cavo di una gru.

Rahnavard è stato impiccato soltanto 23 giorni dopo il suo arresto: è stato accusato di avere accoltellato due membri del Basij in un strada di Mashhad il 17 novembre scorso. Il Basij è una forza di volontari spesso schierata dalle autorità di Teheran per sopprimere il dissenso.