Nella tarda serata di lunedì 23 giugno, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dichiarato su Truth Social che Israele e Iran hanno raggiunto un accordo per un cessate il fuoco completo, ponendo fine a 12 giorni di intensi scontri che hanno scosso il Medio Oriente. “Il cessate il fuoco è in vigore. Vi prego, non violatelo,” ha scritto Trump. L’annuncio, giunto dopo colloqui diplomatici frenetici, ha segnato un punto di svolta in un conflitto che ha causato centinaia di morti e migliaia di feriti.

Le ultime ore di tensione

Nonostante l’accordo, le ore precedenti l’entrata in vigore della tregua, fissata alle 7:30 di martedì 24 giugno (ora di Teheran), sono state segnate da violenze. A Beer Sheva, nel sud di Israele, un attacco missilistico iraniano ha ucciso almeno quattro persone e ferito altre otto, secondo il servizio medico d’emergenza israeliano Magen David Adom. L’attacco è, quindi, avvenuto durante il periodo concordato per la sospensione delle ostilità. Sirene d’allarme hanno continuato a risuonare nel centro di Israele e in Cisgiordania, mentre l’Autorità aeroportuale israeliana ha annunciato la riapertura dello spazio aereo dopo una breve chiusura dovuta ai missili iraniani.

L’operazione “Rising Lion” e gli obiettivi di Israele

Israele ha accettato il cessate il fuoco dopo aver dichiarato di aver raggiunto gli obiettivi dell’operazione militare denominata “Rising Lion”, iniziata il 13 giugno per contrastare l’accelerazione del programma nucleare iraniano e la minaccia dei missili balistici. In una nota ufficiale, l’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu ha sottolineato che le forze armate israeliane hanno ottenuto il “pieno controllo aereo sui cieli di Teheran”, inflitto “gravi danni alla leadership militare iraniana” e distrutto “decine di obiettivi centrali del governo”. La dichiarazione ha aggiunto che Israele “reagirà con forza” a qualsiasi violazione della tregua, mantenendo alta l’allerta.

La mediazione di Trump e il ruolo del Qatar

L’annuncio del cessate il fuoco ha colto di sorpresa persino alcuni funzionari dell’amministrazione Trump, evidenziando il ritmo accelerato dei negoziati.

Secondo il New York Times, il presidente americano ha condotto colloqui diretti con Netanyahu e funzionari iraniani, con la mediazione dell’emiro del Qatar, Sheikh Tamim bin Hamad Al Thani. Il vicepresidente JD Vance, il segretario di Stato Marco Rubio e l’inviato speciale Steve Witkoff hanno svolto un ruolo chiave, utilizzando canali diplomatici diretti e indiretti per convincere entrambe le parti. Israele ha accettato la tregua a condizione che l’Iran cessi gli attacchi, mentre Teheran ha confermato la propria disponibilità attraverso il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, che ha dichiarato: “Se Israele ferma la sua aggressione illegale entro le 4 del mattino ora di Teheran, l’Iran deporrà le armi”.

Il contesto del conflitto

Il conflitto, durato 12 giorni, è stato innescato dall’operazione israeliana “Rising Lion”, giustificata da Tel Aviv come risposta all’avanzamento del programma nucleare iraniano, denunciato anche da un rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA). Gli attacchi israeliani hanno colpito siti nucleari come Fordow, Natanz e Isfahan, con il supporto di bombardamenti americani che hanno utilizzato bombe anti-bunker da 13,5 tonnellate. In risposta, l’Iran ha lanciato missili balistici contro città israeliane, tra cui Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa, causando vittime civili e danni significativi. Un attacco iraniano simbolico contro una base americana in Qatar, coordinato con Doha per evitare vittime, ha ulteriormente complicato la situazione, ma ha anche aperto la strada ai negoziati.