Stop alle leggi regionali che avrebbero regolato gli interventi nei Centri Storici e i pareri rilasciati dalle Sovrintendenze dei Beni Culturali ed ambientali. Si tratta di norme pensate per sbloccare una serie di opere anche in deroga di norme e da realizzare soprattutto con fondi del Patto per il Sud e comunitari inserite nelle variazioni di bilancio approvate alla fine dello scorso anno.
Il Consiglio dei Ministri, accogliendo le motivazioni presentate da Legambiente Sicilia, ha impugnato la norma sui centri storici approvata dall’Ars, lo scorso dicembre, perché in netto contrasto con il Codice dei Beni Culturali, gli articoli 9 e 117 della Costituzione e l’art. 14 dello Statuto regionale.
“Questa scandalosa norma – commenta Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – minacciava l’integrità dei centri storici e degli immobili di interesse storico e culturale presenti, consentendo anche la demolizione e interventi di pesante ristrutturazione edilizia. E tutto su semplice iniziativa dei privati e riducendo la competenza della Soprintendenza a semplice parere non vincolante. Adesso attendiamo fiduciosi il pronunciamento della Corte costituzionale, affinché questa vergognosa norma definitivamente bloccata”.
Ma non basta. Lo stop nel Consiglio dei Ministri di giovedì sera è arrivato anche per la regolamentazione dei permessi rilasciati dalle Sovrintendenze.
“Sono soddisfatta e sollevata nell’apprendere che il Consiglio dei ministri giovedì sera ha impugnato una legge della Regione Siciliana pericolosissima per il nostro patrimonio culturale” conferma Barbara Floridia, senatrice siciliana del M5S in commissione cultura, riferendosi alla norma contenuta nelle “Variazioni al bilancio di previsione della Regione per l’esercizio finanziario 2018 e per il triennio 2018/2020” approvata dall’Assemblea, che “di fatto esautorava le soprintendenze per i beni culturali e ambientali, avocando a sé i pareri tecnici che, apponendo o meno i vincoli di tutela, permettono gli interventi sugli edifici dei centri storici siciliani”.
“Come M5s, sia a livello nazionale che regionale, in particolare con il nostro consigliere Giampiero Trizzino – aggiunge Floridia – abbiamo lavorato per sventare questa ingerenza gravissima del potere politico in un ambito di competenza delicatissimo come la tutela del patrimonio culturale che la Costituzione riconosce all’articolo 9 tra i principi fondamentali dell’unità nazionale e di unica competenza statale. Il Cdm ci ha dato ragione impugnando la legge regionale – conclude – che ora passerà al vaglio della Corte Costituzionale, dalla quale siamo sicuri verrà bocciata”.
Due decisioni che certamente non mostrano amicizia ne condivisione del percorso autorizzativo centralizzatore
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