• Uno studio della Stanford University mette in discussione l’utilità del lockdown.
  • Secondo i ricercatori non ci sono stati vantaggi nei Paesi in cui è stato applicato.

Il lockdown, richiesto in Italia da Walter Ricciardi, Massimo Galli, Andrea Crisanti e Fabrizio Pregliasco, serve davvero per contenere il contagio da coronavirus?

Ebbene, uno studio della Stanford University, confrontando i dati di diversi Paesi, non ha rilevato «alcun effetto benefico significativo» dai confinamenti in casa e dalla chiusura delle attività commerciali.

Lo studio peer-reviewed (revisione paritaria), pubblicato il 5 gennaio scorso sull’European Journal of Clinical Investigation, ha rilevato che i lockdown imposti all’inizio della pandemia di Covid-19 non hanno fornito maggiori vantaggi rispetto ad altre misure come il distanziamento sociale e la riduzione dei viaggi.

Lo studio, nel dettaglio, ha esaminato le misure di Inghilterra, Francia, Germania, Iran, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Stati Uniti, Corea del Sud e Svezia. I primi otto Paesi (dall’Inghilterra agli Stati Uniti d’America) hanno imposto ai cittadini l’ordine di stare in casa, mentre la Corea del Sud e la Svezia hanno adottato misure meno restrittive.  I ricercatori hanno utilizzato un modello matematico per confrontare questi Paesi.

Gli studiosi, quindi, come accennato, non hanno trovato «alcun effetto benefico evidente e significativo maggiore sulla crescita dei contagi in nessun Paese». In una nota i ricercatori hanno affermato: «Non mettiamo in dubbio il ruolo di tutti gli interventi di salute pubblica o delle comunicazioni coordinate sull’epidemia ma non riusciamo a trovare un vantaggio ulteriore negli ordini di stare in casa e le chiusure dei negozi».

Lo studio ha avuto come co-autore anche Jay Bhattacharya,  professore di medicina ed economia di Stanford, che si è sempre opposto ai lockdown.