McDonald’s ha annunciato oggi, lunedì 16 maggio, che metterà in vendita tutte le sue attività commerciali in Russia, poco più di due mesi dopo la chiusura dei fast food a causa dell’invasione dell’Ucraina. Ne dà notizia la CNBC.
In un comunicato stampa, il colosso del fast food ha affermato: “La crisi umanitaria causata dalla guerra in Ucraina ha portato McDonald’s a concludere che la continua proprietà dell’attività in Russia non è più sostenibile né è coerente con i valori di McDonald’s”. Il riferimento è ai crimini di guerra di cui è accusato l’esercito di Mosca.
L’addio di McDonald’s dalla Russia è la fine amara di un’era. L’azienda, uno dei simboli più riconoscibili del capitalismo americano, aprì il suo primo ristorante in Russia 32 anni fa, quando il regime comunista sovietico stava crollando e le imprese e le idee occidentali si stavano infiltrando nella cortina di ferro. Centinaia di persone si misero in fila per assaggiare hamburger e patatine fritte di McDonald’s nella sede di Piazza Pushkin a Mosca: “Se non puoi andare in America, vieni da McDonald’s a Mosca” era lo slogan di allora.
McDonald’s, durante questi tre decenni, ha aperto più di 800 ristoranti con 62.000 dipendenti. Nei primi giorni dell’invasione, McDonald’s, così come altri marchi statunitnsi come Starbucks e Coca-Cola, avevano taciuto sull’invasione. Poi, però, dopo varie pressioni, la decisione di sospendere le attività sul suolo russo. E oggi l’annuncio dell’avvio del processo di rimozione di nome, loghi, menù e marchio dai ristoranti.
L’azienda ha anche affermato che tenterà di assicurarsi che i suoi dipendenti nel Paese continueranno a essere pagati fino alla chiusura di un accordo e che tenterà di aiutarli a preservare il loro impiego con i nuovi proprietari. In Ucraina, infine, i McDonald’s resteranno chiusi ma con i dipendenti che riceveranno ugualmente gli stipendi ogni mese.
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