Problemi di copertura finanziaria per l’attuazione della riforma del ministro del lavoro Andrea Orlando che punta ad un’estensione degli ammortizzatori sociali. L’allarme è stato lanciato questa mattina attraverso le pagine de “Il Sole 24 ore” in cui si parla di una disponibilità di 8 miliardi di euro ma che sarebbe insufficiente a garantire copertura anche alle imprese più piccole, quelle fino a 5 dipendenti.

Le fibrillazioni con i sindacati

S parla di un primo incontro che ci sarebbe stato a tal proposito tra i sindacati, il premier Mario Draghi e lo stesso ministro Orlando. Di fronte a questa ipotesi della cosiddetta “coperta corta” le organizzazioni di categoria e quelle datoriali hanno espresso forti perplessità. In pratica si chiede che i fondi siano bastevoli per poter garantire tutte le imprese, quindi anche quelle piccole e micro. Allo stato attuale, però, i fondi di fatto non ci sono e gli 8 miliardi pongono una scopertura.

La bozza varata ad agosto scorso

La bozza della riforma degli ammortizzatori sociali è stata varata nell’agosto scorso. Uno strumento ad hoc per i lavoratori dello spettacolo e più tutele per precari e anche autonomi, in attesa di valutare il funzionamento del nuovo Iscro, una sorta di cassa integrazione in deroga per i lavoratori indipendenti, per decidere un’eventuale stabilizzazione. Queste sono solo alcune delle novità del testo che è stato inviato alle parti sociali. Tra le misure, l’accesso al programma Gol per chi chiude la partita Iva, più giorni di malattia in caso di patologie gravi o oncologiche, più tutele per la maternità, oltre all’estensione dell’equo compenso a tutti i bandi e le selezioni della Pa legati al Pnrr.

“Equità generale del sistema”

Aumentare “il grado di equità generale del sistema ” e disegnare un sistema in cui “non vi siano lavoratori esclusi dal sistema di protezione sociale”, attraverso un “universalismo differenziato”, ad esempio per dimensioni delle aziende. Sono i “principi guida” della bozza della riforma degli ammortizzatori. Tra le novità si ipotizza anche un “sistema di premialità” con la riduzione della contribuzione addizionale per le aziende che non ricorrano ai trattamenti di integrazione salariale “per un tempo significativo”.

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