L’escalation militare tra Israele e Iran, culminata con i bombardamenti americani su tre siti nucleari iraniani, continua a tenere il mondo con il fiato sospeso. Ieri, 22 giugno, gli Stati Uniti hanno condotto un’operazione denominata “Operation Midnight Hammer”, colpendo le strutture di Fordow, Natanz e Isfahan, considerate pilastri del controverso programma nucleare iraniano.
Mentre le tensioni si intensificano e le compagnie aeree globali sospendono i voli verso il Medio Oriente, l’Italia, attraverso le parole della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, prende una posizione chiara: nessun coinvolgimento militare e un forte appello alla diplomazia per evitare un’escalation nucleare.
Meloni: “Nessun aereo Usa partito dall’Italia”
Intervenendo alla Camera, la premier Giorgia Meloni ha chiarito che “nessun aereo Usa è partito da basi italiane” per i raid contro l’Iran, smentendo qualsiasi ruolo attivo dell’Italia nell’operazione americana. La dichiarazione arriva in risposta alle speculazioni su un possibile coinvolgimento delle basi Nato presenti sul territorio italiano, come quelle di Sigonella o Aviano. Meloni ha sottolineato l’importanza di mantenere l’Italia al di fuori del conflitto, ribadendo il suo impegno per una soluzione pacifica. “L’ipotesi che l’Iran si doti di un’arma nucleare è pericolosa”, ha aggiunto, evidenziando che “solo un’azione diplomatica coordinata può garantire la pace” nella regione. La premier ha anche accennato a un possibile trasferimento dell’ambasciata italiana da Teheran all’Oman.
La Nato e il timore di un Iran nucleare
Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ha espresso una posizione netta durante una conferenza stampa alla vigilia del summit dell’Aia (24-25 giugno 2025). “Concentriamoci sull’essenziale: la mia più grande paura è che l’Iran possieda, usi e dispieghi un’arma nucleare, che questa strangolerebbe Israele o l’intera regione e altre parti del mondo”, ha dichiarato Rutte. Il leader dell’Alleanza Atlantica ha difeso l’azione americana, sostenendo che “non concorderei sul fatto che questo sia contrario al diritto internazionale”.
Le reazioni iraniane: minacce di rappresaglie
L’Iran ha risposto con toni duri agli attacchi americani. Un alto funzionario iraniano, intervistato dalla CNN, ha dichiarato che Teheran vuole che gli Stati Uniti “paghino direttamente per la guerra, invece di nascondersi dietro Israele e portare avanti il proprio progetto senza doverne sostenere il costo”. Il funzionario ha sottolineato un “morale alto” tra la popolazione iraniana, con un’“enorme richiesta” di colpire Israele, descrivendo le richieste di una pausa nel conflitto come un “inganno” per testare la preparazione militare dell’Iran. Teheran si dice pronta a sostenere un conflitto che “potrebbe durare fino a due anni”. Nel frattempo, il segretario generale di Hezbollah, Naim Qassem, ha definito i raid americani “un’aggressione ingiusta” e ha elogiato la leadership dell’Iran, sostenendo che “uscirà vittorioso perché è schierato dalla parte della verità”.
Impatto sul trasporto aereo globale
L’escalation ha avuto un impatto immediato sul settore dell’aviazione. Compagnie aeree europee, americane e asiatiche hanno sospeso o ridotto drasticamente i voli verso il Medio Oriente. Secondo il sito di tracciamento voli FlightRadar24, lo spazio aereo sopra Iran, Iraq, Siria e Israele è praticamente vuoto, con le principali compagnie che evitano la regione per motivi di sicurezza. Lufthansa ha prolungato la sospensione dei voli verso Tel Aviv e Teheran fino al 31 luglio, evitando anche lo spazio aereo di Iran, Iraq e Israele. Air France ha cancellato i voli verso Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti fino al 24 giugno, mentre la sua controllata low-cost Transavia ha sospeso i collegamenti per Beirut e Tel Aviv rispettivamente fino al 30 giugno e al 7 settembre. Compagnie come American Airlines, United Airlines, Air Canada e Singapore Airlines hanno effettuato cancellazioni che colpiscono hub chiave come Dubai e Doha. Safe Airspace, un’organizzazione che monitora i rischi per l’aviazione, ha avvertito che gli attacchi americani potrebbero aumentare i rischi per gli operatori americani nella regione, citando la possibilità di rappresaglie iraniane, dirette o tramite gruppi come Hezbollah.
Il Qatar rassicura sulla sicurezza
In risposta agli avvisi di sicurezza emessi da diverse ambasciate, tra cui quella statunitense a Doha, il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed Al Ansari, ha dichiarato via X che “la situazione della sicurezza in Qatar resta stabile”. Gli avvisi, che invitano i cittadini stranieri a prestare attenzione o evitare alcune località, “non rispecchiano necessariamente l’esistenza di minacce specifiche o credibili”, ha precisato Al Ansari. Il Qatar, che ospita una delle principali basi militari Usa nella regione, l’Al Udeid Air Base, continua a lavorare per “ridurre le tensioni” e promuovere “stabilità e sicurezza” in Medio Oriente. Tuttavia, l’accesso alla base è stato temporaneamente ristretto, come confermato dall’ambasciata Usa a Doha.
Le prospettive per la de-escalation
Mentre il conflitto entra nell’undicesimo giorno, con Israele e Iran che continuano a scambiarsi attacchi missilistici, la comunità internazionale chiede una de-escalation. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha definito gli attacchi americani “una pericolosa escalation” e ha chiesto un ritorno al dialogo diplomatico. La responsabile della politica estera dell’Unione Europea, Kaja Kallas, ha esortato tutte le parti a “tornare al tavolo delle trattative” per evitare ulteriori escalation. Nel frattempo, il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha elogiato l’azione americana, definendola una “decisione coraggiosa” e ha dichiarato che Israele possiede “informazioni interessanti” su una scorta di uranio arricchito al 60% in Iran, senza fornire ulteriori dettagli.
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