Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni sarà il nuovo Premier. L’incarico formale da parte del Presidente della repubblica Sergio Mattarella in tarda mattina ma l’accordo è fatto: sarà lui a formare il governo per il dopo Renzi.

Lui, il ragazzo prodigio di Firenze, torna a casa senza paracadute. O almeno così dice a tutti, anche se prepara la rivincita e il ritorno, questo è chiaro. Gentiloni è stato individuato dai renziani come colui che più di altri può salvaguardare quanto è stato fatto fino ad ora nei mille giorni di Renzi. Si conta sul fatto che l’ormai ex ministro degli esteri sia fedele ai patti, stia al governo il tempo strettamente necessario e poi dia la parola alle urne e soprattutto si conta sul fatto che non trami con le altre componenti del Pd che stanno lavorando per ‘far fuori’ politicamente il Matteo nazionale.

Ieri sera si erano concluse le consultazioni di Mattarella sulla crisi con i gruppi parlamentari. Nella tarda serata Matteo Renzi ha ribadito definitivamente la propria indisponibilità a restare premier dopo la sconfitta nel referendum costituzionale e ha lasciato Palazzo Chigi, riconsegnando le chiavi dell’appartamento riservato al
premier, per fare ritorno a casa a Pontassieve.

Matteo Renzi passerà, quindi, la domenica in famiglia così come fatto giovedì scorso recandosi nel suo paese alle porte di Firenze per trascorrere la festa dell’Immacolata e quindi far rientro a Palazzo Chigi. Dove tornerà nei prossimi giorni per passare la campanella al suo successore.

Su facebook Renzi, dopo aver raccontato del suo ritorno a casa, fa il bilancio di questi mille giorni: “Sono stati – scrive – mille giorni di governo fantastici. Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l’elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse,
dall’innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia. Certo c’è l’amaro in bocca per ciò che non ha
funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all’Italia, non al Governo e che non c’era nessuna deriva autoritaria ma solo l’occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali. Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l’Italia. Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l’ho fatto. Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l’ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l’impegno, come per gli 80 euro o per l’Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-) Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno
stipendio, non ho un vitalizio, non ho l’immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene. A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l’Italia, non contro gli altri”.

Ma post a parte la politica è già all’opera da tempo e l’accordo Gentiloni appare abbastanza chiaro e solido con l’intenzione di garantire il ‘grande ritorno’. Il discrimine, adesso, è dentro il partito dove si consuma la battaglia interna. Già domani nella direzione del Pd, convocata alle 12, e poi domenica con l’assemblea che farà partire la
stagione congressuale, in cui Renzi si presenterà per chiedere un nuovo mandato da segretario e, dunque, da candidato premier alle prossime elezioni.

(nella foto il Ministro Gentiloni a confronto con D’Alema a Catania all’ultima festa dell’Unità)