«Io ho sempre seguito il cuore e quello non tradirà mai. Vi chiedo di non arrabbiarvi per difendermi, il peggio è passato, godiamoci questo momento insieme».

Così, su Facebook, in un post visibile solo agli amici, Silvia Romano, la cooperante liberata venerdì scorso dopo una prigionia lunga 18 mesi tra la Kenya e la Somalia. «Vi abbraccio tutti virtualmente, forte – ha continuato la 24enne – E spero di farlo presto dal vivo. Vi voglio bene».

Silvia si è rivolta «a tutti gli amici e le amiche che mi sono stati vicini con il cuore in questo lungo tempo», dicendo loro «grazie grazie grazie. Grazie anche a chi non era un amico, ma un conoscente o uno sconosciuto e mi ha dedicato un pensiero. A tutti coloro che hanno supportato i miei genitori e mia sorella in modo così speciale e inaspettato: scoprire quanto affetto gli avete dimostrato per me è stato ed è solo motivo di gioia, sono stati forti anche grazie a voi e io sono immensamente grata per questo».

Intanto, in appena 24 ore, sono state raccolte quasi 26mila firme per la campagna Change.org/SilviaRomano, lanciata da un gruppo di utenti firmati Restiamo Umani in difesa della ragazza.

«Il rumore della gogna mediatica a cui Silvia è sottoposta è assordante. Non permetteremo che continui a rimbombare nelle sue e nelle nostre orecchie», hanno scritto gli autori nel testo del loro appello che chiede all’Ordine dei giornalisti di prendere i «dovuti provvedimenti disciplinari – perché il Codice deontologico ha un valore e va rispettato», nei confronti di alcune testate giornalistiche accusate di avere incitato l’opinione pubblica «all’odio religioso e di genere» nei confronti di Silvia.

Molti i messaggi lasciati dagli utenti: «Non è possibile che venga sottoposta a questo linciaggio, è una persona che ha passato 18 mesi d’inferno», (Walter V.); «Una nostra concittadina, che si è prodigata per gli ultimi, sta subendo un vergognoso attacco dai suoi concittadini. E i terroristi chi sono ora? Supportiamo Silvia e la sua famiglia con forza», (Flavia P.); «Esprimo la mia vicinanza a Silvia. Questo clima d’odio è inaccettabile», (Giuseppe D.).

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