Due studi, pubblicati martedì scorso, 26 luglio, sulla rivista Science, sono arrivati alla conclusione che la pandemia di Covid-19 abbia avuto inizio nel mercato di Wuhan, in Cina. Quindi, il coronavirus ha avuto molto probabilmente un’origine animale e non artificiale in laboratorio.

Il primo studio è un’analisi geografica che mostra che i primi casi rilevati nel dicembre 2019 erano concentrati intorno al mercato. Il secondo studio è un’analisi genomica del virus dei primi casi che mostra che è molto improbabile che il virus abbia circolato ampiamente negli esseri umani prima del novembre 2019.

Uno degli autori di questi studi, Michael Worobey, virologo dell’Università dell’Arizona (USA), aveva firmato nel 2021 una lettera in cui raccomandava di predere in seria considerazione l’ipotesi di una fuga da un laboratorio di Wuhan. Tuttavia, i dati analizzati hanno fatto cambiato idea al ricercatore che, durante una conferenza stampa, ha detto: “penso che sia più plausibile che il virus abbia avuto origine tramite il commercio di animali al mercato di Wuhan”.

Kristian Andersen, coautore di questi studi, però ha precisato: “Abbiamo smentito la teoria della fuga da un laboratorio? No. Potremmo farlo un giorno? No. Ma penso sia importante capire che esistono scenari possibili e probabili. E quello che è possibile non significa che sia altrettanto probabile”.

La diffusione del coronavirus dal mercato

Il primo studio ha analizzato i luoghi di residenza dei primi 155 casi individuati nel dicembre 2019. I ricercatori hanno mostrato che questi casi erano concentrati intorno al mercato di Wuhan, a differenza di quelli registrati nei mesi successivi, che coincidevano con quartieri ad alta densità di popolazione.

Inoltre, tra i casi studiati, persone non direttamente legate al mercato vivevano più vicine rispetto a chi ci lavorava o lo aveva visitato di recente e questo indica che, probabilmente, sono stati infettati a causa della loro vicinanza al luogo.

I ricercatori hanno anche analizzato campioni prelevati dal mercato nel gennaio 2020, ad esempio dalle gabbie ed è emerso che quelli positivi al Covid-19 erano concentrati nel sud – ovest del mercato, proprio dove si vendevano gli animali vivi, tra cui cani, tassi, volpi… Tuttavia, l’animale che avrebbe agito da intermediario tra i pipistrelli, portatori del coronavirus, e gli esseri umani, non è stato identificato.

Il secondo studio, invece, si è basato sull’analisi del genoma del virus che ha infettato questi primissimi casi, arrivando alla conclusione che questi due ceppi del virus, A e B, esistevano prima del febbraio 2020, derivanti molto probabilmente da due eventi di trasmissione umana separati ma entrambi con origine nel mercato di Wuhan. Studi precedenti, invece, avevano suggerito che il ceppo B si fosse evoluto da quello A.

In conclusione, gli scienziati hanno sottolineato che sarebbe importante capire l’origine degli animali venduti nel mercato di Wuhan affinché si possa ridurre al minimo i rischi nel futuro.

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