Inail e Iss, come indicazioni, hanno raccomandato di non effettuare la respirazione bocca a bocca in spiaggia per evitare il rischio di contagio da coronavirus.

Su quest’argomento è intervenuto su Facebook Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta (USA): «Un amico mi ha passato una serie di articoli sulle nuove ‘regole’ per l’apertura dell’Italia. In cui leggo questa perla: ‘No alla respirazione bocca a bocca. In caso di emergenza affogamento i soccorritori dovranno praticare le compressioni sul torace, ma non la ventilazione’. Spero che non sia vero perché se lo fosse vuol dire che qualcuno ha davvero perso il senso delle proporzioni».

«In un passaggio del Documento tecnico sull’analisi di rischio e le misure di contenimento del contagio da Sars-CoV-2 nelle attività ricreative di balneazione e in spiaggia, redatto dall’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e dall’Istituto superiore di sanità, in riferimento all’«attività di salvamento in mare svolta dal ‘bagnino’ o comunque di primo soccorso nei confronti dell’utenza» si legge, infatti, che: «In attesa di nuove evidenze scientifiche, si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida» degli organismi scientifici competenti. In particolare, si citano l’Italian Resuscitation Council (Irc) e l’European Resuscitation Council.

Guido Silvestri

Il virologo Guido Silvestri.

«Se la notizia fosse vera, chi ha scritto questa ‘regola’ sosterrebbe che, di fronte ad un annegamento, o ad un arresto cardio-respiratorio, si dovrebbe lasciar morire una persona (facendo una CPR a metà) per evitare che un altra, il soccorritore, corra il rischio — più o meno remoto — di infettarsi con un virus che ha il 2-3% di mortalità (e anche molto meno se si presume, come logico, che il soccorritore sia una persona relativamente giovane e sana). Assurdo», ha aggiunto Silvestri.

Nel dettaglio, nel già citato Documento tecnico sull’analisi di rischio e le misure di contenimento di contenimento del contagio, si legge: «Pertanto, ogni volta che viene eseguita la rianimazione cardiopolmonare (RCP) su un adulto è necessario diffondere le indicazioni fornite da ERC e IRC come di seguito riportato. In attesa di nuove evidenze scientifiche, si raccomanda di valutare il respiro soltanto guardando il torace della vittima alla ricerca di attività respiratoria normale, ma senza avvicinare il proprio volto a quello della vittima e di eseguire le sole compressioni (senza ventilazioni) con le modalità riportate nelle linee guida. Se disponibile un DAE utilizzarlo seguendo la procedura standard di defibrillazione meccanica».

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