E’ durata poco più di un’ora davanti al Tribunale di sorveglianza di Bologna l’udienza sul ricorso di Totò Riina per il differimento della pena o la detenzione domiciliare per motivi di salute. L’udienza sè è svolta a porte chiuse in una delle aule penali del tribunale; presenti il difensore di Riina, l’avvocato Luca Cianferoni, il procuratore generale Ignazio De Francisci e il collegio dei giudici della Sorveglianza, presidente Antonietta Fiorillo. Il capo dei capi di Cosa Nostra, 86 anni, è collegato in videoconferenza dall’ospedale di Parma, dove è detenuto al 41 bis.

Nel decidere sull’istanza la Sorveglianza il tribunale dovrà tenere conto della recente pronuncia della Cassazione su un ricorso di Riina: la Suprema Corte aveva affermato l’esistenza di un “diritto a morire dignitosamente” e aveva scritto che la Sorveglianza, nel motivare il precedente diniego, aveva omesso “di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico”.

Per convicere la corte la difesa ha parlato di un “aggravarsi progressivo e netto del quadro clinico” di Totò Riina che sarebbe certificato, secondo quanto riferito dal suo difensore, avvocato Luca Cianferoni, una relazione di quattro pagine dell’ospedale Maggiore di Parma sulle condizioni del boss di Cosa Nostra, detenuto al 41 bis. Era stata chiesta dal tribunale di Milano al carcere emiliano nell’ambito del processo per minacce aggravate nei confronti del direttore di Opera e, ha detto il legale a margine dell’udienza alla Sorveglianza di Bologna, è stato inviato agli stessi giudici e alla Procura generale di Bologna.

Il tribunale di Sorveglianza di Bologna, al termine delle arringhe, si è riservato la decisione sul ricorso del difensore di Totò Riina, l’avvocato Luca Cianferoni, per il differimento della pena. Il procuratore generale Ignazio De Francisci, nel suo intervento, ha chiesto che l’istanza venga respinta. La decisione è attesa nel giro di qualche giorno. L’udienza è durata circa un’ora, con Riina collegato in videoconferenza.

Contro la scarcerazione di riina per motivi di salute è stata una vera e propria sequenza di dichiarazioni fino all’avvio di una petizione .

“Noi chiediamo il differimento della pena nella forma della detenzione ospedaliera”. Lo ha chiarito l’avvocato Luca Cianferoni, difensore di Totò Riina, parlando con i giornalisti al termine dell’udienza in tribunale a Bologna. La difesa, ha spiegato, “non ha mai detto che il signor Riina dovrebbe andare a casa, a Corleone”. Anche perché “non è in grado di poter stare in un’abitazione civile. Ha bisogno, e questo è certificato, di assistenza quotidiana, continua”.   “Noi abbiamo chiesto – ha ribadito – la detenzione ospedaliera, che fa conseguire il venir meno del 41 bis”. La soluzione sarebbe quindi, ha aggiunto Cianferoni, “una casa di riposo e che non sia una battuta. Una casa di riposo ospedalizzata”. Nell’ultima relazione ospedaliera si dice infatti, che Riina “non è autosufficiente”.