“Mi chiamo Pegah, sono italiana di origini iraniani. Ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce a una generazione cresciuta sotto un regime di terrore e depressione, in uno dei paesi più belli al mondo, uno scrigno dei patrimoni dell’umanità. Come si può chiamare un posto dove il regime uccide anche i bambini?”.
Così è cominciato l’intervento toccante di Pegah Moshir Pour, attivista italo – iraniana, che, sul palco del Festival di Sanremo, ha portato all’attenzione il tema dei diritti calpestati in Iran. A un certo momento, poi, l’ingresso anche di Drusilla Foer che ha rafforzato il messaggio.
IL TESTO INTEGRALE
Pegah: “Buonasera a tutte ed a tutti, mi chiamo Pegah Moshir Pour Italiana di origine Iraniana, nata tra i racconti del “Libro dei Re”, cresciuta tra i versi de “La Divina Commedia”. Consulente e Attivista dei diritti umani e digitali. In Iran non sarei potuta essere così vestita e truccata e non avrei potuto parlare di diritti umani da un palcoscenico. Perché sarei stata arresta o forse addirittura uccisa. E per questo, come molte ragazze e ragazzi del mio paese, ho deciso che la paura non ci fa più paura e di dare voce ad una generazione cresciuta sotto un regime di terrore e di repressione, in uno dei paesi più belli al mondo, uno scrigno dei Patrimoni dell’Umanità.
La parola Paradiso deriva dall’antico termine persiano Pardis, giardino protetto Allora io vi chiedo: Esiste un Paradiso Forzato? Ahimè sì…come altro si può chiamare un luogo dove il regime uccide persino i bambini?
Dal 16 settembre 2022, da quando Mahsa Jina Amini, una ragazza colpevole solo di essere sospettata di non indossare in modo corretto il velo, è stata uccisa dalla polizia morale, il popolo iraniano sta sacrificando con il sangue il diritto a difendere il proprio paradiso.
Io vi ringrazio a nome di tutti i ragazzi iraniani perché ricordate al mondo che la musica è un diritto umano. E per spiegare meglio il dramma che i miei coetanei stanno vivendo nel nostro paese, vorrei usare la melodia e le parole di una canzone che è diventata l’inno della rivoluzione.
L’ha composta Shervin Ajipour, musicando i tweet che i ragazzi hanno scritto sulle libertà negate. Shervin per questo è stato arrestato e il suo account silenziato. La canzone si chiama Baraye che in italiano vuol dire: Per…”.
Parte la musica e si sente la voce di Shervin, poi entra Drusilla Foer e comincia a recitare in italiano le frasi a cui Pegah risponde dando la spiegazione.
Drusilla: Per poter ballare per strada.
Pegah: In Iran si rischiano fino a 10 anni di prigione se si balla per strada o si ascolta musica occidentale.
Drusilla: Per paura di baciarsi.
Pegah: In Iran è proibito baciarsi e stare mano nella mano con la persona che ami.
Drusilla: Per mia sorella, tua sorella e le nostre sorelle.
Pegah: In Iran si paga con la vita il desiderio di esprimere la propria femminilità.
Drusilla: Per l’imbarazzo e la vergogna
Pegah: Più di 20 milioni di persone vivono sotto la soglia di povertà, senza soldi per mangiare.
Drusilla: Per i bambini che perdono i loro sogni.
Pegah: Sono moltissimi i bambini sfruttati, che chiedono l’elemosina e vivono raccogliendo i rifiuti.
Drusilla: Per i cani innocenti proibiti.
Pegah: ll regime uccide i cani sia di proprietà che di strada.
Drusilla: Per queste lacrime e questo pianto ininterrotto.
Drusilla: Per questo paradiso forzato.
Drusilla: Per gli intellettuali imprigionati.
Pegah: nella prigione di Evin ci sono più di diciottomila tra intellettuali, dissidenti e prigionieri politici.
che spariscono nel silenzio
Drusilla: Per i bambini rifugiati afghani.
Pegah: In Iran ci sono più di 1 milione di profughi afgani, perseguitati senza possibilità di ricostruirsi una
vita.
Drusilla: Per sentire il senso di pace.
Drusilla: Per il sorgere del sole dopo lunghe notti.
Drusilla: Per la ragazza che desiderava essere un ragazzo.
Pegah: In Iran essere omosessuali è punito con l’impiccagione.
Drusilla: Per donna, vita, libertà.
Pegah (magari dette in persiano): le parole chiave della rivoluzione.
Infine, riprende il canto di Shervin.
Insieme:
Per la libertà,
Per la libertà,
Per la libertà,
Per la libertà.
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