Paola De Micheli, ministra dei Trasporti, in un’intervista rilasciata a Repubblica, ha affermato: «Le scuole vanno riaperte quando ci sono le condizioni per riaprirle. Vediamo a che punto stanno, il 9 dicembre, i contagi».
Poi, a proposito del tema dei contagi a bordo dei mezzi pubblici, la ministra ha detto: «Nessuno mi ha portato uno studio che dimostri che i trasporti sono la principale ragione della crescita della curva. Ho sentito troppi scienziati parlare a braccio, in questo periodo. Poiché la politica, però, non si muove solo per scienza esatta, ma anche per rassicurare i cittadini, vi dico che le Regioni hanno messo a disposizione quasi diecimila bus aggiuntivi in tutto il Paese con le risorse assegnate dal Governo. Sono pronti a scendere in strada, alcune città hanno già codificato le corse in pià da fare». De Micheli ha, quindi, citato i pullman «privati, a noleggio. Da sette e nove metri. Dodici per l’extraurbano. Abbiamo a bilancio 500 milioni di euro, duecento sono per il 2021».
Tuttavia, con questi nuovi mezzi non sarà possibile ugualmente garantire il distanziamento sociale a bordo: «Con 24 milioni di persone a bordo di mezzi dimezzati non sarà possibile. Siamo tornati alla capienza del 50 per cento e dobbiamo restarci almeno fino all’estate. Oggi per garantire lo stesso servizio in una città come Milano servirebbe far uscire dall’autorimessa, dalle 7 alle 9, altri cinquecento mezzi pubblici. Impossibile, dovremmo togliere dalle strade le automobili. A Milano possiamo aggiungere ottanta pullman, non di più. Lo stesso ci dicono le simulazioni su Roma, Napoli. Quasi tutte le città metropolitane non sono nelle condizioni di ospitare numeri così alti di nuovi mezzi pubblici».
Quindi, per De Micheli, è necessario «lo scaglionamento degli ingressi e delle uscite da scuola» anche perché gli attuali ingressi sfalsati dalle 8 alle 9 sono «largamente insufficienti. Tra le 7 e le 9 di ogni mattina la metropolitana e gli autobus sono pieni, per poi viaggiare semivuoti dopo le 9,15. Dobbiamo spalmare l’entrata e l’uscita degli studenti sulle prime dodici ore della giornata, dalle 8 alle 20», aprendo alla possibilità di «Siamo in emergenza e credo sia necessario fare lezioni in presenza anche il sabato» e la domenica.
«Sono decisioni che vanno condivise con tutto il governo, ma, dicevamo, siamo in emergenza e bisogna far cadere ogni tabù. Ce lo chiedono diverse Regioni. Anche gli orari delle attività produttive dovranno essere cambiati, cadenzati», ha concluso.
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