La notte di Capodanno a Villa Verucchio, in provincia di Rimini, si era trasformata in tragedia: un giovane di 23 anni, Muhammad Abdallah Abd Hamid Sitta, cittadino egiziano, aveva ferito con un coltello quattro persone prima di essere ucciso dal comandante della stazione locale dei carabinieri, il luogotenente Luciano Masini. Ora, dopo meno di dieci mesi, la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, ha disposto l’archiviazione dell’indagine per omicidio colposo, accogliendo la richiesta avanzata a giugno dalla Procura.

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, Masini agì per legittima difesa e non aveva alternative. La sua azione viene considerata proporzionata e necessaria per tutelare la propria incolumità e quella delle persone presenti.

La ricostruzione dei fatti: un attacco improvviso e senza movente

La sequenza drammatica si è svolta nella notte tra il 31 dicembre e il 1° gennaio, quando il 23enne egiziano Sitta ha aggredito due giovani per strada, colpendoli con un coltello e ferendo in totale quattro persone, due delle quali finirono in ospedale.

La violenza dell’aggressione e l’assenza di un movente chiaro hanno subito fatto pensare al peggio. Come scrive la gip nella sua ordinanza, i militari intervenuti si trovarono in una situazione di “grave turbamento”, generata anche dalle prime notizie che ipotizzavano un possibile attacco terroristico o un’emulazione, vista la modalità con cui il giovane aveva colpito sconosciuti “senza alcuna ragione, senza provocazione e senza alcun movente”.

L’azione si è svolta in pochi minuti, ma è stata interamente documentata grazie a un video registrato con un cellulare, elemento chiave per la Procura. Nel filmato si vede distintamente Sitta avanzare verso il comandante Masini armato di coltello, parlando in arabo e ignorando i ripetuti avvertimenti del carabiniere.

La reazione del comandante Masini: “Non ho avuto alternative”

Il comandante Masini, difeso dall’avvocato Tommaso Borghese, ha sempre sostenuto di aver agito per necessità:
“Non ho avuto alternative”, avrebbe dichiarato in sede di interrogatorio. Dopo aver sparato alcuni colpi mirati alle gambe, il 23enne non si è fermato e ha continuato ad avanzare. Secondo quanto stabilito dalla gip: “Nonostante i primi colpi avessero colpito le gambe, Sitta non si era fermato mostrando una forza irriducibile”.

Solo a quel punto, Masini ha esploso un totale di 12 colpi, cinque dei quali hanno raggiunto il giovane all’addome, al torace, alla gola e al capo, ponendo fine all’attacco.

Archiviazione con formula piena: fu legittima difesa

La decisione della giudice Ceccarelli è chiara: l’azione del comandante Masini è pienamente legittima e rientra nella casistica della legittima difesa. La richiesta di archiviazione, già avanzata a giugno dal sostituto procuratore Sara Posa, ha trovato conferma nella documentazione video e nelle testimonianze raccolte durante le indagini.

Un passaggio fondamentale nella motivazione del gip riguarda il contesto di emergenza percepito dai militari: “Va rappresentato che, certamente, i militari intervenivano su una situazione di ‘grave turbamento’ determinata dalle prime notizie emerse sulla possibilità si trattasse di una cellula terroristica”.

Il sostegno all’Arma e l’encomio a Masini

La vicenda aveva subito suscitato una forte ondata di emozione e attenzione. Il comandante generale dell’Arma dei Carabinieri conferì a Masini un encomio solenne, riconoscendone il coraggio e l’equilibrio mostrati in un contesto estremamente pericoloso.

Parallelamente, fu avviata anche una raccolta fondi a sostegno delle spese legali del luogotenente, segno di una solidarietà diffusa non solo tra i colleghi ma anche tra i cittadini di Villa Verucchio e dintorni.