Verità scomode che devono restare segrete. Sarebbero emersi documenti clamorosi sulle stragi di Ustica e Bologna ma il governo Renzi mantiene il segreto. Quindi, l’opinione pubblica ‘deve’ restare all’oscuro.

Si tratta, in particolare, di atti declassificati, in grado di fare luce sulle due tragedie del 1980, a cui gli storici, e gli italiani, non possono accedere: dosier eccezionali su cui, nonostante siano trascorsi 36 anni, nessuno, o quasi, può mettere le mani.

A chiederne la diffusione è Gaetano Quagliariello autore dell’appello “Contro gli arcana imperii” rilanciato sul Tempo: secondo il senatore “è notizia di questi giorni che, accanto ai documenti di pertinenza di amministrazioni governative e di alcune commissioni di inchiesta parlamentare declassificati nell’ultimo periodo, il governo abbia messo a disposizione dei componenti della Commissione di inchiesta sul caso Moro alcuni atti che i suddetti parlamentari hanno potuto visionare ma che un assurdo regime di segretezza preclude alla conoscenza pubblica”.

Questi documenti – sempre secondo Quagliariello – “conterrebbero elementi di formidabile e forse decisiva importanza in ordine alla strage di Ustica e più in generale agli attentati che insanguinarono l’Italia in quel terribile 1980, ivi compreso quello alla stazione di Bologna. Eppure, ben 36 anni dopo, non è dato conoscere”. A quanto pare, dunque, l’opinione pubblica deve rimanere all’oscuro di questi documenti importantissimi.

Qualche settimana fa ha fatto discutere l’uscita del film “Ustica” di Renzo Martinelli in cui c’è un parlamentare che depista la verità: il caso vuole che abbia lo stesso nome del deputato di An, Fragalà, che criticò duramente la pellicola su Aldo Moro dello stesso regista. Proprio secondo Quagliariello “si frappongono barriere di segretezza rispetto a documenti che potrebbero avvicinare alla verità storica epperò si foraggiano con soldi pubblici improbabili ricostruzioni cinematografiche spacciate come ‘disvelamento di verità nascoste'”.