Dopo 33 anni di carcere, Beniamino Zuncheddu è finalmente libero e innocente. La Corte di Appello di Roma ha emesso ieri pomeriggio, venerdì 26 gennaio, una sentenza di assoluzione a seguito del processo di revisione, scagionando l’ex allevatore dall’accusa di essere l’autore della strage di Sinnai, in provincia di Cagliari, dell’8 gennaio 1991, in cui persero la vita tre pastori e una quarta persona rimase gravemente ferita.

La sentenza, che ha revocato l’ergastolo e ha scagionato Zuncheddu con la formula “per non avere commesso il fatto”, è stata accolta con grande emozione da coloro che erano presenti in aula, molti dei quali erano venuti dalla Sardegna. L’aula è stata pervasa da applausi dopo la lettura del dispositivo. Beniamino Zuncheddu stesso, che era stato rimesso in libertà il 25 novembre scorso in seguito alla sospensione della pena, ha espresso la sua gioia e ha dichiarato: “Per me è la fine di un incubo”.

Ricostruzione di Trent’anni di Vicenda Giudiziaria

Il procuratore generale, Francesco Piantoni, ha sostenuto le richieste di revisione e nel corso della requisitoria ha ricostruito la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Zuncheddu per trent’anni. Ha posto al centro del suo discorso la credibilità di Luigi Pinna, l’unico superstite della strage e testimone chiave dell’accusa. Piantoni ha affermato che in questa vicenda ci sono state menzogne che sono durate tre decenni, facendo riferimento al testimone Pinna. Quest’ultimo, nel corso del processo di revisione, ha sorprendentemente cambiato la sua testimonianza, ammettendo di aver erroneamente accusato Zuncheddu 33 anni fa.

Il testimone Pinna, in una testimonianza drammatica, ha dichiarato che prima di effettuare il riconoscimento dei sospettati, un agente di polizia gli mostrò la foto di Zuncheddu e gli disse che era il colpevole della strage. Pinna ha ammesso di aver ascoltato la persona sbagliata e di aver mentito per tre decenni. Questo cambiamento ha avuto un impatto decisivo sulla sentenza di assoluzione di Zuncheddu.

Rivisitazione della Motivazione e dell’Alibi dell’Imputato

Durante la requisitoria, il procuratore generale ha anche esaminato l’eventuale movente e l’alibi dell’imputato, riferendosi all’attività di indagine svolta dopo la strage. Gli investigatori avevano inizialmente concentrato le loro indagini sui dissidi tra gli allevatori della zona, in particolare tra la famiglia Fadda e quella degli Zuncheddu, entrambe coinvolte nella gestione di ovili. Alcuni episodi precedenti alla strage, tra cui l’uccisione di bestiame e cani, avevano alimentato sospetti e tensioni tra gli allevatori.

La strage di Sinnai si consumò in pochi minuti. Il killer arrivò in scooter a Cuile is Coccus a Sinnai, uccidendo prima Gesuino Fassa, che si trovava sulla strada d’accesso all’ovile, e poi dirigendosi verso il figlio Giuseppe all’interno del recinto di bestiame. Ignazio Pusceddu fu ucciso mentre si trovava all’interno di una baracca insieme al testimone Pinna. Beniamino Zuncheddu, all’epoca 27enne, venne fermato dopo pochi giorni e da allora ha vissuto un lungo calvario giudiziario, che finalmente si è concluso con l’assoluzione dopo 33 anni.