E’ una delle più frequenti cause di morte delle tartarughe marine. Le cosiddette “catture accidentali” mietono vittime tra questi rettili protetti dalla legge. Le tartarughe rimangono, quindi, impigliate accidentalmente negli attrezzi da pesca, come le reti, spesso poco selettive e dannose anche per i mammiferi marini, quali i delfini. E’ il caso delle ultime quattro tartarughe marine recuperate dalla Fondazione Cetacea di Riccione, tutte appartenenti alla specie Caretta caretta.

Le prime tre, comunica la Fondazione, sono rimaste prigioniere nelle maglie delle reti a strascico che trovano un ampio impiego. Tali reti, come è noto, sono utilizzate per pescare sul fondale marino. La rete a strascico viene trainata da una o più imbarcazioni a motore tirando via con sé tutto ciò che incontra.

La quarta tartaruga, invece, è stata catturata da un bilancione. In questo caso si tratta di una tecnica di pesca per lo più regionale e tipica delle acque basse, vallive o lagunari. Una grande rete bilanciata viene manovrata da terra e periodicamente sollevata per raccogliere il pescato.

Secondo la Fondazione Cetacea tali catture accidentali sarebbero evitabili tramite opportune modifiche da apportare agli attrezzi da pesca oppure cambiando le scelte dei consumatori. Basterebbe indirizzare i consumi verso un pescato ottenuto da attrezzi meno impattanti con l’ecosistema marino, non certo come quelli che hanno determinato la morte di queste quattro tartarughe.

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