A Trento un bambino è finito in ospedale dopo avere mangiato un omogeneizzato acquistato in un supermercato ma scaduto nel 2019.

I genitori si sono accorti del prodotto scaduto solo dopo che il piccolino ha mangiato l’omogeneizzato.

Come si legge su LAdige.it, il direttore del supermercato ha assicurato: «Ogni volta che un prodotto arriva sullo scaffale si verifica la scadenza della merce in vendita: i controlli sono sempre rigorosi».

L’associazione dei consumatori Consumerismo No Profit è intervenuto sul caso e ha dichiarato: «Quanto accaduto, per quanto eclatante, non è un caso isolato, e negli ultimi mesi sono aumentati gli episodi di prodotti scaduti venduti sugli scaffali di negozi e supermercati di tutta Italia».

«Con la riapertura di esercizi commerciali, bar e ristoranti sono aumentati negli ultimi due mesi i casi di prodotti scaduti immessi in commercio o, nel caso di cibi e bevande, somministrati ai consumatori – ha spiegato il presidente Luigi Gabriele – Questo perché il Covid ha stravolto le regole e le abitudini di negozi e locali incrementando le giacenze di magazzino e portando molti esercenti a cercare di liberarsi velocemente delle rimanenze, senza tuttavia controllare attentamente la data di scadenza dei prodotti».

«I consumatori, specie in questo periodo di ripresa delle attività economiche, devono prestare la massima attenzione, controllando attentamente la data di scadenza dei beni acquistati presso negozi alimentari e supermercati, e quando si mangia al ristorante o in un bar, se il piatto che stiamo consumando ha un sapore anomalo, meglio lasciarlo e informare subito il personale in sala – ha proseguito Gabriele – Ricordiamo che l’immissione in commercio e la somministrazione di prodotti scaduti rappresenta veri e propri reati penali, come quello di commercio di sostanze alimentari nocive, e realizza il diritto del consumatore ad ottenere un risarcimento del danno».

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