Il capo dello Stato Sergio Mattarella ha firmato il decreto sulle norme in materia ambientale che indice il referendum popolare sulle trivelle per il 17 aprile. Greenpeace accoglie la notizia rimettendo ai veri responsabili di questa decisione, Renzi e i suoi ministri, responsabilità gravissime.
Secondo l’associazione ambientalista, lo spreco gratuito di risorse pubbliche – che sarebbe stato possibile risparmiare con l’Election Day – coincide in questo caso con una sottrazione di democrazia ingiustificabile. La durata della campagna elettorale risulta compressa al limite della legge: è possibile, ad esempio, che non vi siano i tempi tecnici per garantire almeno i 45 giorni previsti dalla legge sulla par condicio.
Secondo Greenpeace Renzi ostacola apertamente il diritto degli italiani a informarsi e a esprimersi consapevolmente il giorno del voto. E lo fa a loro spese, sprecando tra i 350 e i 400 milioni di euro di soldi pubblici. Tutto per scongiurare il quorum elettorale, svilire l’istituto referendario, avvantaggiare i petrolieri.
Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace, dichiara: “Renzi, pur di fare cassa, aveva esordito vendendo auto blu su eBay. Ancora prima il PD, sempre per risparmiare risorse, aveva giustamente fatto pressione su Berlusconi per accorpare i referendum con le amministrative nel 2011. Oggi hanno cambiato verso. Fanno esattamente quanto fece il loro storico avversario, nel tentativo evidente di ridurre la partecipazione al voto. Il fatto è che la maggioranza degli italiani è contraria alle trivelle e Renzi lo sa bene”.
Greenpeace farà di tutto per informare gli italiani sulla posta in gioco con questo referendum e per contrastare i mezzi truffaldini con cui il governo, di fatto, pratica una strisciante censura ai danni dei cittadini.
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