Un uomo di 52 anni, a cui è stato diagnosticato il Covid-19, è morto domenica scorsa, 12 dicembre, in Pennsylvania, negli Stati Uniti d’America, dopo che la moglie ha combattuto una battaglia legale per ottenere il diritto a curarlo con l’ivermectina.

Come riportato dal quotidiano britannico The Independent, Keith Smith è morto pochi giorni dopo aver ricevuto la seconda dose del farmaco. È stato ricoverato per quasi tre settimane ed è finito in terapia intensiva in coma indotto e con un ventilatore polmonare. Quando la salute di Keith si è deteriorata, la moglie, Darla Smith, è andata in tribunale per chiedere all’ospedale di somministrare l’ivermectina.

Il 3 dicembre scorso, il giudice della corte della contea di York, Clyde Vedder, ha stabilito che l’ospedale non poteva essere obbligato a curare il paziente con l’ivermectina ma ha permesso alla donna di chiamare un medico indipendente per somministrare il farmaco al marito.

“Lui è l’amore della mia vita e sono completamente persa e vuota senza di lui. A questo punto, non c’è più niente che l’ospedale possa fare per mio marito”, ha scritto la donna in una dichiarazione rilasciat al ribunale. “Tuttavia, non posso rinunciarci, anche se l’ospedale è a corto di opzioni. Quindi, ho cominciato a cercare altre opzioni di trattamento per il Covid-19”, ha continuato.

La donna è stata assistita dalla Front Line Covid-19 Critical Care Alliance, un gruppo che promuove l’uso del controverso farmaco nel trattamento del coronavirus e che pensa che sia “miracoloso”, consigliandone l’uso.

Il farmaco non è stato approvato dalla FDA (Food and Drug Administration), perché non ha mostrato risultati promettenti negli studi preclinici. Nel marzo scorso, infine, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha raccomandato di “non utilizzare l’ivermectina” per i pazienti covid-19, tranne che negli studi clinici.