Più passano le ore e più i toni tra Stati Uniti d’America e Iran si alzano dopo il raid della scorsa notte a Baghdad, in Iraq, che ha portato all’uccisione del generale irianiano Qassem Soleimani.
Innanzitutto, su Twitter, il presidente degli USA, Donald Trump, ha scritto: «L’Iran non ha mai vinto una guerra ma non ha mai perso un negoziato». Poi, alla CNN, il segretario di Stato Mike Pompeo ha spiegato i motivi alla base dell’attacco: il generale iraniano stava pianificando nuovi attacchi contro obiettivi statunitensi e la sua uccisione ha salvato le vite di cittadini americani: «decine, se non centinaia», a rischio per «imminenti» attacchi.
Sono state diffuse anche le parole della moglie di Soleimani: «Sei andato in cerca del martirio sulle montagne e nei deserti. E infine, il martirio ti ha aperto le braccia… Questa bandiera non cadrà a terra, mio Generale».
Si è fatta sentire anche l’Italia con una nota della Farnesina in cui si legge che «gli ultimi sviluppi della situazione in Iraq sono molto preoccupanti. L’Italia lancia un forte appello perché si agisca con moderazione e responsabilità, mantenendo aperti canali di dialogo, evitando atti che possono avere gravi conseguenze sull’intera regione. Nessuno sforzo deve essere risparmiato per assicurare la de-escalation e la stabilità. Nuovi focolai di tensione non sono nell’interesse di nessuno e rischiano di essere terreno fertile per il terrorismo e l’estremismo violento».
Decine di migliaia di persone, infine, sono scese in piazza a Teheran per denunciare quanto commesso dagli americani, definiti «crimini», come riportato da un giornalista della AFP sul posto. In Iran, tra l’altro, sono stati dichiarati tre giorni di lutto nazionale per l’uccisione di Soleimani. Dopo la preghiera del venerdì una folla ha riempito le strade del centro della capitale iraniana gridando «Morte all’America».
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