• Uno studio britannico sostiene che la variabile di Kent è più mortale del ceppo originario.
  • I dati suggeriscono anche che le donne sono più a rischio rispetto alla prima ondata.

La variante del nuovo coronavirus che è predominante nel Regno Unito, più infettiva del ceppo originale, potrebbe anche essere fino al 70% più mortale. Lo sostiene un rapporto dei consulenti scientifici del governo britannico, ripreso da Al Jazeera.

I risultati del New and Emerging Respiratory Virus Threats Advisory Group (NERVTAG), che comprende esperti di università britannici, pubblicato venerdì scorso, 12 febbraio, hanno rimarcato le preoccupazioni su come le mutazioni possano cambiare le caratteristiche del SARS-CoV-2, il virus che causa il Covid-19, e alterare il corso della pandemia.

Il rapporto del NERVTAG si è basato su una dozzina di studi che hanno rilevato che la cosiddetta variante di Kent, dal nome della Contea in cui è stata identificata per la prima volta, è probabilmente tra il 30 e il 70% più mortale rispetto alle altre versioni del nuovo coronavirus in circolazione. Questi studi hanno confrontato i tassi di ospedalizzazione e mortalità tra le persone infettate con la variante B.1.1.7 e quelle infettate con gli altri ceppi.

«I risultati dell’analisi del NERVTAG sono preoccupanti» ha affermato David Strain, docente clinico senior presso l’Università di Exeter Medical School e responsabile clinico per il COVID-19 presso il Royal Devon & Exeter Hospital.

Strain ha aggiunto: «La maggiore trasmissibilità significa che le persone che in precedenza erano a basso rischio di contrarre il COVID (in particolare le femmine più giovani e in forma) adesso si stanno contagiando e finiscono in ospedale». «Ciò è evidenziato – ha aggiunto l’esperto – dagli ultimi dati sui ricoveri che suggeriscono un rapporto maschi/femmine di quasi 50:50 rispetto a quello della prima ondata dove i contagiati erano soprattutto uomini».

Il Regno Unito ha registrato più di 4 milioni di casi di Covid-19 e oltre 117mila vittime.

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