Questa mattina la Polizia di Stato, a Palermo, ha commemorato Calogero Zucchetto, nella ricorrenza del 35° anniversario della sua uccisione.
La sera del 14 novembre 1982 il giovane investigatore della Polizia di Stato morì per mano mafiosa da due killer in sella a una moto.
Proprio nel luogo di quell’eccidio, all’angolo tra la via Notarbartolo e la via Libertà, luogo ribattezzato “Largo degli Abeti”, il Questore di Palermo, alla presenza delle più alte cariche cittadine, della Polizia di Stato, Civili e Militari, ha deposto una corona sulla lapide dello sfortunato agente.
Zucchetto, che era nato a Sutera, venne freddato dai killer all’età di 27 anni. Si occupava di mafia e in particolare collaborava alla ricerca dei latitanti che allora erano molto numerosi. All’inizio degli anni ottanta, presso la squadra Mobile della Questura di Palermo, collaborò con il commissario Ninni Cassarà alla stesura del cosiddetto “rapporto Greco Michele + 161” che tracciava un quadro della guerra di mafia iniziata nel 1981, dei nuovi assetti delle cosche, segnalando in particolare l’ascesa del clan dei corleonesi di Leggio, Riina e Provenzano. Riuscì a entrare in contatto anche con il pentito Totuccio Contorno che si rese molto utile con le sue confessioni.
Con il commissario Cassarà andava in giro in motorino per i vicoli di Palermo e in particolare per quelli della borgata periferica di Ciaculli, che conosceva bene, a caccia di ricercati.
Come mandanti del suo omicidio furono in seguito condannati i componenti della “cupola mafiosa”, cioè gli appartenenti all’organo più importante di “Cosa Nostra”, Totò Riina, Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci e altri.
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