Dovevano rappresentare un modo per entrare nel mondo del lavoro, una spinta per i giovani studenti siciliani a “restare” ma forte è il sentimento di amarezza che stanno vivendo in questi mesi migliaia di tirocinanti siciliani del cosiddetto avviso 22. Molti stanno affrontando sacrifici, stanno pagando di tasca propria, stanno anticipando somme che, a causa di una burocrazia che definire lumaca è un eufemismo, blocca i pagamenti delle mensilità promesse dalla Regione Siciliana.

Monta la protesta di tanti giovani che hanno già iniziato il percorso extracurriculare offerto dalla Regione che dovrebbe erogare fondi per la partecipazione dei giovani siciliani a tirocini formativi in azienda. Dovrebbe, appunto, perché in molti attendono con speranza, che diventa ogni giorno più flebile, l’accredito delle prime somme nei propri conti correnti.

È il caso di Oreste Lauria che ha segnalato a BlogSicilia l’estenuante attesa per ottenere il pagamento dagli uffici del Dipartimento Lavoro dell’Assessorato della famiglia, delle politiche sociali e del lavoro. Oreste è stato assunto a metà ottobre 2019 tramite il programma operativo finanziato con i fondi POR FSE SICILIA 2014-2020 e l’avviso pubblico 22/2018.  “Il pagamento di 500 euro mensili retributivo – dice Oreste – doveva essere accreditato come dal regolamento ogni 60 giorni lavorativi ma ancora oggi non ho ricevuto nessun accredito”.

Il 38enne aspetta già due stipendi non pagati, per un totale di mille euro. “Il 15 febbraio sono mesi 4 lavorativi. Non capiamo perché la Regione non vuole sbloccare i pagamenti. In tutta la Sicilia siamo quasi diecimila”.

Non c’è solo Oreste dunque tra i tanti giovani siciliani che ogni giorno controllano il proprio conto corrente sperando che sia arrivato l’accredito.  Sui social sono centinaia i messaggi che raccontano storie di sacrifici, disagi ma anche rinunce al tirocinio a causa delle lungaggini della Regione che non assicura l’accredito delle somme in tempi ragionevoli. “Io ho la sensazione che non vedremo un solo soldo – dice S. A. – la cosa che mi fa dannare è che sono soldi già stanziati. Andiamo a lavorare tutti i giorni”.  “Ho comunicato di voler abbandonare – dice invece C. S. – perché io volevo lavorare mica perdere tempo”.

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