Dai primi passi di danza in tenera età fino alla passione per la pallavolo: Simona Cinà era conosciuta da tutto l’ambiente sportivo palermitano. Una giovane piena di entusiasmo, energia e dolcezza la cui vita si è tragicamente interrotta nella notte tra l’1 e il 2 agosto, al termine di una festa di laurea finita in tragedia. Un pool party su cui ora indagano i carabinieri alla luce di diversi elementi, ancora oscuri, da chiarire.

“Aveva solo cinque anni quando Simona ha messo piede per la prima volta in una sala di danza. Era iscritta, insieme alla sorella gemella, ad un corso di hip hop. Da subito si era fatta notare, non solo per la propensione allo sport, quanto per la sua dolcezza. Era l’amicona del gruppo e la mascotte delle più grandi. Simona riusciva ad essere parte del gruppo con naturalezza, sempre sorridente, educata e rispettosa. Evitava ogni litigio e portava armonia ovunque andasse. L’adoravano tutti” racconta a BlogSicilia un’allenatrice che l’ha seguita fin dai primi anni.

Dalla danza alla pallavolo

Col tempo ha trovato la sua vera identità sportiva nella pallavolo. Ha giocato per diversi anni nel Acds Capacense Volley dove non solo cresceva come atleta ma iniziava ad inserirsi anche con un ruolo di guida, diventando allenatrice dei gruppi più piccoli.

La giovane palermitana studiava Scienze motorie all’Università di Palermo, lì fece un’esperienza Erasmus all’estero per alcuni mesi. Dopo un breve periodo di stop dallo sport, tornata a Palermo, la sua energia e il suo entusiasmo non l’hanno allontanata dalla sua passione. Si è avvicinata al beach volley dove ha insegnato al Gala sport Academy entrando a far parte dello staff e diventando punto di riferimento per tanti ragazzi. Partecipava, collaborava e contribuiva sempre con il sorriso e la dedizione, caratteristica che la contraddistingueva.

In ogni palestra, campo o spiaggia in cui ha messo piede, Simona ha lasciato un segno. “Era una ragazza speciale, si faceva amare subito, piena di vita – racconta una compagna di pallavolo che aveva affrontato Simona in diversi tornei  – io l’ho vista l’ultima volta circa due settimane fa al torneo 90100 di pallavolo: giocava, rideva, ci vedevamo e abbiamo lavorato più di una volta insieme. Non riesco ancora a credere che sia finita così, sono ancora sotto shock”.

Gli ultimi istanti di vita

Sarà l’autopsia e gli esami a chiarire le cause della morte di Simona Cinà. Nelle prossime ore la procura di Termini Imerese conferirà l’incarico ai medici dell’istituto di Medicina legale del Policlinico, dove è stata trasferita la salma. Bisognerà comprendere se la ragazza è stata stroncata da un malore, se nei suoi polmoni ci siano tracce di acqua che giustifichino il decesso per annegamento, se nel suo organismo siano presenti alcol e droghe che potrebbero averla stroncata.

I magistrati della Procura di Termini Imerese, che coordinano le indagini condotte dai carabinieri, dovrebbero affidare l’incarico ai medici legali oggi. Gli avvocati della famiglia Cinà hanno chiesto di svolgere gli accertamenti tecnici prima possibile.

Bisognerà comprendere anche per quanto tempo la ventenne è rimasta in acqua, se è vero che della presenza del corpo in piscina i partecipanti al party si siano accorti solo dopo parecchio tempo.

Gli inquirenti, che vogliono anche stabilire se la giovane avesse mangiato prima di fare il bagno in piscina, sembrano privilegiare l’ipotesi del malore. Per l’avvocato Gabriele Giambrone, che assiste la famiglia di Simona, “ci sono alcuni elementi che non ci convincono. Sicuramente qualche elemento in più potremo averlo dopo l’autopsia. Servirà anche per capire le cause del decesso e se vi sia la presenza di sostanze stupefacenti e alcol”.

Il giallo della morte di Simona è racchiuso in 50 minuti, quelli che vanno dalle 3,20 – l’ora in cui un’amica ha detto di averla salutata mentre la ventenne ancora ballava vicino alla consolle del dj – fino alle 4,10 quando al 112 è arrivata la telefonata di richiesta di aiuto. Nessuno però avrebbe avvisato i genitori.

Nell’esame delle fasi della notte ci sono dei video in cui Simona è sorridente, con un bicchiere di plastica in mano, mentre balla a bordo piscina. In un altro la ragazza è in una stanza con due amiche e insieme cantano, ballano e ridono. Anche nelle immagini della festa, secondo l’avvocato della famiglia, ci sono delle stranezze: «Ce ne sono poche – precisa Giambrone – anzi pochissime. Non ci sono video della torta, della festa, niente. Chissà come mai… Strano, no?». «Abbiamo soltanto due video ricevuti dalle sue amiche più strette – rivela Roberta Cinà, la sorella gemella – altri non ne ho trovati».

Alla festa di laurea erano state invitate 80 persone con un messaggio su WhatsApp in cui si chiedeva una quota per partecipare e poter usufruire dell’open bar. Con parole che adesso sembrano un drammatico presagio: «Ci sarà anche una piscina in villa! Se proprio a fine serata qualcuno è troppo ubriaco e per caso cade in piscina, considerate l’idea di portare un costume in macchina”. Una frase dal tono allegro che, però, ha fatto da prologo alla tragedia.

Il silenzio dei partecipanti al pool party

I tanti giovani che hanno partecipato alla festa non hanno raccontato cosa è successo. Nessuno di loro, come hanno raccontato i familiari, ha mostrato un minimo di empatia per la tragedia appena consumata. Ne una parola di conforto, ne una parola di vicinanza per il dramma della famiglia Cinà. Sono rimasti per ore in attesa di essere sentiti dai carabinieri con addosso le asciugamani in silenzio.