“Alberghi e ristoranti, i ragazzi non vogliono lavorarci più ed è colpa del Jobs Act“: è allarme rosso nel settore Horeca. Alberghi e ristoranti hanno difficoltà a trovare personale. Che sta succedendo. A Casa Minutella arriva la spiegazione di Antonio Scarpinato, maitrè d’hotel e rappresentante di Amira, l’associazione che raggruppa i professionisti di quella categoria.

Per Scarpinato la fuga dei ragazzi dal settore Horeca non è legata soltanto al Reddito di cittadinanza. “Il discorso va a monte – spiega Scarpinato –  perché già nel 2015 noi noi che lavoriamo nelle strutture alberghiere abbiamo subito la riforma dal governo Renzi con la Jobs Act“.

Il Jobs Act non ci tutela

Ci è stata tolta la disoccupazione, adesso c’è  la Naspi, ma prima eravamo maggiormente tutelati pur pagando le tasse. E’ difficile per i ragazzi avere dei contratti in regola come Dio comanda. Ora si fanno le chiamate all inclusive, Ma questo significa che non si hanno permesse e una paga, se va bene, arriva a 800 euro. Così, chi prima pensava di poter avere un futuro in cucina, adesso preferisce andare a lavorare nei supermercati, come muratore o al massimo si godono la famiglia con il reddito garantito dallo Stato”, spiega Scarpinato.

Alberghi, trovare personale è missione impossibile

“Prima avevamo un esercito di chef, grazie ai format tv che spingevano  verso questo settore. Adesso abbiamo un esercito di niente”.  D’altronde, Scarpinato non nasconde che lavorare in un albergo o n un ristorante sia complicato: “sono turni molto duri, vanno fatti tanti sacrifici”.  Ora ci troviamo nella situazione paradossale che il turismo è pronto a ripartire ma non si trova gente disposta a lavorare negli alberghi, come nei ristoranti. “E’ tutto il sistema che è andato a rovinare il mondo del turismo”. Secondo il rappresentante dei maitrè, l’Italia sta correndo un rischio altissimo: “è un settore, tra alberghi, ristorazione e indotto, che prima del Covid rappresentava quasi il 15% del Pil nazionale. A questo punto se non vogliamo distruggere tutto,  i politici devono mettere mani di nuovo a una riforma degli ammortizzatori sociali”.