Un recente contributo dell’Associazione italiana per la ricerca sul cancro ha nuovamente fatto ordine sull’inesistenza, in atto, di prove scientifiche certe di un legame diretto tra consumo di zucchero o grassi e aumento del rischio di tumori.

Gli zuccheri, semmai, come pure i grassi in eccesso, provocando un aumento di peso, possono su tale versante aumentare il rischio di sviluppare alcune neoplasie. Il glutine, invece, non presenta un legame diretto con l’oncogenesi (l’insorgenza tumorale) e pertanto non c’è ragione di bandirlo dalla nostra tavola (fatti salvi chiaramente i casi di intolleranza).

Anche il consumo di latte e prodotti derivati, sulla base dei dati scientifici disponibili, non sembra evidenziare un ruolo nell’incremento del rischio cancerogeno (anzi, una ricerca recente dimostrerebbe un fattore protettivo del consumo di latticini contro il rischio di tumore del colon).

In generale, si può ribadire quanto ormai noto ai più, vale a dire che un’alimentazione sana e bilanciata, che eviti gli eccessi calorici e includa ogni tipo di alimento, se non ovviamente in caso di intolleranze o casi clinici particolari (e seguendo le prescrizioni mediche in tal senso raccomandate) rappresenta un fattore protettivo nell’evitare lo sviluppo di neoplasie (unito ad un più complessivo corretto stile di vita, anche motorio).

E così, bandire del tutto gli zuccheri dalla dieta non è solo un’impresa ardua per la maggior parte di noi, ma soprattutto una condotta priva di senso in termini di prevenzione dei tumori e persino pericolosa per la salute. Lo zucchero, come si legge nel documento AIRC «rappresenta infatti il carburante principale delle nostre cellule, sia sane sia malate, e un nutriente fondamentale perché l’organismo funzioni al meglio».

Al momento, infatti, come anticipato, gli studi scientifici disponibili non consentono di affermare che seguire una dieta priva di zuccheri possa ridurre il rischio di sviluppare un tumore o comunque migliorare la prognosi in chi ha già ricevuto una diagnosi di cancro.

Anche i grassi, da tempo, sono finiti sotto accusa e, secondo un recente sondaggio condotto dall’American Institute for Cancer Research (AICR), il 40% della popolazione è convinta che una dieta ad alto contenuto di grassi possa aumentare il rischio di cancro.

In effetti, alcune ricerche ormai classiche su nutrizione e tumori, hanno evidenziato che nei Paesi con una dieta più povera di grassi (come il Giappone) i casi di cancro erano inferiori rispetto a Paesi come gli Stati Uniti, dove il consumo di grassi è invece più elevato. Altri studi condotti su un periodo più lungo e che hanno preso in considerazione altri fattori legati allo stile di vita hanno però portato a una diversa conclusione: «il rischio di tumore non è così strettamente legato al consumo di grassi, almeno in modo diretto».

Sempre nel documento AIRC, inoltre, si puntualizza un altro aspetto da molti ritenuto consolidato: «anche l’aumento del rischio di tumore del colon legato al consumo eccessivo di carni rosse e lavorate (salumi in primo luogo, ndr) identificato nel 2015 dalla International Agency for Research on Cancer (IARC) in una monografia dedicata non sembra legato alla presenza di grassi in questi alimenti, ma a quella di altre sostanze, come il ferro contenuto nei globuli rossi che ha un’azione ossidoriducente in grado di danneggiare il DNA».

Emergono tuttavia degli spunti per nuove ipotesi sul ruolo dei grassi nello sviluppo dei tumori: i ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York si sono resi conto che le cellule tumorali si posizionano assai frequentemente vicino ai tessuti adiposi, utilizzando il grasso come “terreno fertile” da cui trarre energia per crescere e diffondersi in altre aree (metastasi). Si tratta, tuttavia, di risultati preliminari che necessitano di ulteriori conferme e valutazioni prima di poter dare raccomandazioni puntuali su come modificare l’assunzione di grassi nella propria dieta (naturalmente, si è valutato l’aspetto legato al consumo di grassi avuto riguardo al rischio di sviluppare l’insorgenza di tumori, resta consolidato che un eccesso di grassi comporta rischi sul versante delle patologie cardiovascolari…).

L’eccesso di peso corporeo (da contenere con una riduzione di zuccheri e grassi) di certo comporta una riduzione dei fattori di rischio di ben 13 tumori solidi, tra i quali il tumore del fegato, del seno (in donne in post-menopausa), del colon-retto, dell’ovaio, del corpo dell’utero e del pancreas.

In conclusione, come già anticipato, il ricorso a una dieta equilibrata, supportata anche nelle scelte consapevoli da parte del proprio medico curante, sembra non essere una chimera, a maggior ragione per noi mediterranei. Perché il buon olio d’oliva autoctono e il grano siciliano sono già i primi ingredienti sani cui non rinunciare (con moderazione!) nella propria dieta mediterranea. Buon appetito e buona prevenzione a tutti.

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