Invita i magistrati del suo ufficio alla massima cautela a motivo della “fibrillazione” in Cosa nostra. Il procuratore capo di Palermo Francesco Lo Voi invia così a loro una nota protocollo, riguardante tutti, e non solo i colleghi sottoposti a misure di protezione.

Come riporta il Giornale di Sicilia, Lo Voi premette di non voler suscitare alcun allarmismo, ma insiste sula necessità di non abbassare la guardia, e suggerisce ai magistrati di “cambiare percorsi” e “fare attenzione” nell’uso dei social network per non rivelare abitudini e luoghi frequentati.

La lettera è stata inviata anche al responsabile istituzionale della sicurezza dei magistrati del distretto, il procuratore generale Roberto Scarpinato.

A suscitare preoccupazione, “l’arresto di alcuni soggetti in possesso di numerose armi da fuoco”, e l’inquietante episodio dell’uomo fermato in via Archimede, Raffaele Lo Nardo, in possesso di una bomba a mano perfettamente funzionante che portava con sé nel bauletto della moto.

Inoltre, molti capi e gregari di Cosa nostra sono stati scarcerati per fine pena e si teme che possano riorganizzarsi.
D’altra parte, sono state confutate le dichiarazioni del pentito Vito Galatolo, che ha svelato di un piano per uccidere il pm Nino Di Matteo già a partire dal 2012.

E poi c’è lui, il numero uno di Cosa nostra ancora in libertà, Matteo Messina Denaro.

Ecco perché i magistrati dell’ ufficio devono anche “evitare luoghi affollati o ricorrenti presenze nei locali pubblici dagli stessi frequentati, evitando di comunicare in anticipo la loro presenza in determinati luoghi”. E per questo sono pericolosi anche i social, che consentono “a un numero indeterminato di persone ricavare abitudini, luoghi frequentati, amicizie ed elementi che possono comunque costituire basi di conoscenza per eventuali malintenzionati”.