Il dibattito sul principio di sussidiarietà è, da tempo, sopito. Parlo, in modo particolare, della sussidiarietà cosiddetta orizzontale. Tale principio parte dal presupposto secondo cui i privati cittadini, sia come singoli che come associati, si prendono cura dei bisogni della collettività, mentre le istituzioni pubbliche e i pubblici poteri intervengono in funzione sussidiaria, programmando, coordinando e controllando, eventualmente anche gestendo.

Le elezioni comunali e la mancanza di alcuni temi nel dibattito politico e sociale

Siamo alla vigilia delle elezioni comunali e l’assenza persistente nel dibattito politico di temi generali, come quello citato, segnala una sensibilità politico-culturale non adatta a chi vuol offrire, direttamente (politici) o indirettamente (giornalisti e media in generale) alla comunità di cui fa parte, il proprio impegno politico-sociale.
E allora, provo ad offrire una riflessione che non ha altra pretesa se non quella di riportare al centro del pensiero di tutti i principi che hanno ispirato i valori e le idee delle dottrine politiche del passato che, forse, potrebbero offrire una rinnovata prospettiva della società fondata sulla centralità del cittadino, nel rilancio di un nuovo umanesimo.

Il tema della sussidiarietà e la cultura socialista

Provo a spiegarmi.
Provengo da una cultura socialista e, dunque, la mia visione soffre di questa appartenenza.
Prima che politica, quella socialista è una tradizione culturale che, assieme a quella cattolica e a quella liberale, ha rappresentato una fucina di idee, intelligenze e personalità che hanno contribuito alla costruzione delle fondamenta sociali ed economiche del nostro paese.
L’esercizio che qui si vuol fare è proprio quello di comprendere quanto attuale possa essere il messaggio politico socialista sul tema della sussidiarietà.

Promuovere idee di libertà e giustizia tra gli uomini

Intendiamoci, innanzitutto, di quale socialismo parliamo.
Mi riferisco al socialismo liberale dei fratelli Rosselli che, in qualche modo, può essere considerato anticipatore del principio di sussidiarietà. Secondo Carlo Rosselli il socialismo è, come diceva Bobbio, “una tendenza verso una meta” e consiste nel perseguire progressivamente l’attuazione delle idee di libertà e di giustizia fra gli uomini.
Lo sforzo da compiere è quello di combattere, dunque, le forze che opprimono i molti a favore dei pochi, al fine di ottenere una migliore distribuzione della ricchezza che rispetti, quantomeno, la dignità di ogni uomo.

Potenziare lo sviluppo di servizi e beni di interesse pubblico

Ma, volendo restare fedele all’approccio culturale socialista, si dovrebbe mirare ad abbattere la povertà non più limitandosi a redistribuire reddito attraverso sistemi di welfare, bensì lavorando ad un sistema che potenzi lo sviluppo di servizi e beni di interesse pubblico e l’accesso agli stessi da parte di tutti.
Un povero è meno povero in una comunità coesa in cui ci si aiuta reciprocamente e ci si dedica alla manutenzione, cura e produzione di beni e servizi comuni. E sono i beni e i servizi comuni che rappresentano, per i più poveri, quella base di sostentamento necessaria a rendere più lieve ed accettabile la loro, si spera, momentanea situazione di difficoltà.
Ed un loro degrado può significare il passaggio da una condizione di povertà a condizioni di non sopravvivenza.

La nuova amministrazione dovrà migliorare tutti i servizi per i cittadini

E dunque da ciò che discende la speranza che la nuova amministrazione comunale, qualunque essa sarà, possa servirsi dell’efficienza del settore privato per il miglioramento di quei servizi come la scuola, i nidi, i servizi sanitari, socio-assistenziali e altri servizi di interesse pubblico al fine di rendere un buon servizio al cittadino.

Serve una amministrazione efficace ed efficiente

Tutto ciò sotto il controllo di una amministrazione efficace ed efficiente che sappia coniugare fiducia nelle imprese e nell’associazionismo con l’efficienza nei controlli.
Questo, a parere di chi scrive, appare essere un virtuoso esempio di collaborazione pubblico-privato, nel rispetto della libertà e della giustizia sociale.

Il rapporto tra libertà e giustizia sociale secondo Sandro Pertini

Sandro Pertini, indimenticato presidente socialista della nostra repubblica, disse, durante in un’intervista:
“Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco – continuava – se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. […] Ma la libertà – precisava – senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Mi dica, in coscienza, chiedeva a chi lo intervistava – lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io”.
Pare, a chi scrive, che quelle parole costituiscano ancora oggi riflessioni e, ancor di più, un monito di grande attualità per la futura amministrazione della nostra città.

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