E’ scomparso il papà della comunità Queer palermitana. Gino Campanella aveva 79 anni ed insieme alla sua compagna-sposa, Massimo Milani, aveva fondato Arcigay Palermo nel lontano 1980. Un amore indissolubile lo legava alla sua anima gemella, insieme vengono ricordati come “la coppia di attivista queer più coraggiosa e determinata del movimento LGBTQIA+”. Coraggioso, leale ma soprattutto in prima linea per portare avanti un unico obiettivo: l’uguaglianza di genere.
Con Massimo ha condiviso ogni scelta, ogni lotta, ogni gesto simbolico: dal primo matrimonio in piazza Pretoria a Palermo nel 1993 fino all’unione civile a Giarre nel 2020, in memoria dei giovani “ziti” Giorgio e Toni, vittime dell’odio omofobico nel 1980. Scelte che hanno acceso dibattiti, ispirato generazioni e contribuito a rendere il nostro Paese un luogo più libero e inclusivo.
Il cordoglio
Rivoluzione, tenacia e uguaglianza. Potrebbe essere riassunto così il percorso di vita di Gino, anima della comunità arcobaleno. Sui social, si moltiplicano i messaggi di cordoglio, in tanti, hanno voluto ripercorrere tutte le battaglie portate avanti da Gino, lui che sapeva coniugare battaglie civili con l’impegno da militante.
“Cosa è l’amore? Gino e Massimo ce lo hanno mostrato, ogni giorno, per anni. “Dove non può la ragione / che possa la follia di un cuore innamorato” (Nino Gennaro). Ci hanno insegnato che l’amore è un patto eterno, fatto di scelta e tenerezza. Un simbolo d’amore per più generazioni. Chi non si è auguratə, vedendo Quir, di trovare qualcuno capace di guardarci come Gino guarda Massimo, di parlare dell’altro come entrambi hanno fatto? La libertà d’amare di cui oggi godiamo la dobbiamo anche a loro. Condivido le parole di Ernesto Tomasini con questa immagine che lui stesso ha scattato a Gino. “Un principe gentile” come lo ha sempre definito Massimo, che rimarrà, con il suo sguardo carico di tenerezza, un frammento bellissimo di questa città, della storia di cui andare fierə. Un’eredità d’amore che non conosce la morte, né la teme. Buon viaggio Gino. Un abbraccio immenso a Massimo, con gratitudine e rispetto” ha scritto Rossella Puccio.
Poi ancora: ” Apprendo con dolore della scomparsa di Gino Campanella. Un pioniere, un’istituzione cittadina, un esempio di resistenza assieme a Massimo Milani, il compagno di una vita. Gino e Massimo sono stati, e resteranno, un simbolo per la nostra Palermo e il movimento LGBTQ+ tutto. Senza il loro coraggio, le loro sfide, la loro presenza costante, i traguardi raggiunti in questi anni non esisterebbero. Quir, il loro negozio, aperto anche al confronto umano, è parte integrante della nostra storia. Una testimonianza viva nel cuore di Palermo. La scomparsa di Gino rappresenta un pezzo in meno per l’anima della comunità, ma ora va a costituirne uno in più per la memoria, per l’orgoglio, per la spinta ad andare avanti. Un abbraccio sentito a Massimo. Ciao, Gino. Non sarai dimenticato. Non sarebbe possibile” si legge nel post di Filippo Messina.
Tanti ricordano come data simbolo, il matrimonio tra Gino e Massimo, un momento che ha trasformato Palermo come avamposto di libertà: ” Oggi Palermo e tutta la comunità LGBTQIA+ italiana perdono un pezzo della loro storia: Gino Campanella, uno dei fondatori di Arcigay, ci ha lasciati. Con il suo sorriso sottile, una spia della sua straordinaria intelligenza, e la gentilezza rivoluzionaria, Gino è stato una guida per generazioni di attivist*. Insieme a Massimo Milani (con cui si era unito nel 2020 a Giarre, in un matrimonio indimenticabile proprio dove nel 1980 iniziò la nostra storia), ha trasformato Palermo in un avamposto di libertà. Grazie, Gino. Per la tua tenacia, per la tua ironia, per averci mostrato che l’amore e la militanza possono essere la stessa cosa. Un abbraccio a Massimo, a tutta Arcigay Palermo e alle tantissime persone che gli hanno voluto bene” scrive la pagina di Arcigay.
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