Non c’è pace per il sistema sanitario siciliano. Non bastavano le difficoltà legate alla carenza di personale, alla necessità di ammodernamento delle strutture e alla gestione delle risorse, a Palermo esplode un nuovo caso giudiziario che scuote l’opinione pubblica.

Questa mattina la Guardia di Finanza ha, infatti, eseguito una serie di arresti nell’ambito di un’inchiesta su presunti appalti pilotati nel settore sanitario siciliano.

Le pesanti accuse

Secondo le prime indiscrezioni, l’indagine avrebbe fatto emergere una rete di interessi illeciti all’interno della macchina sanitaria, con appalti manipolati e profitti ricavati sulle spalle dei pazienti e dei contribuenti.

Le misure cautelari sono scattate nei confronti di figure chiave, tra cui manager e funzionari pubblici, alcuni dei quali nominati direttamente dalla politica.

Sulla vicenda è intervenuto anche Davide Faraone, vicepresidente di Italia Viva, che ha commentato duramente gli arresti eseguiti a Palermo nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti nella sanità: “Mentre non si riesce a trovare un euro da spendere per medici, infermieri e strutture ospedaliere e il governo non investe un tubo nella sanità, spunta la notizia che ci sarebbe chi fa affari sulla pelle dei malati”.

Un’accusa pesante, che punta il dito non solo contro chi avrebbe approfittato del sistema, ma anche contro chi avrebbe dovuto vigilare e non lo ha fatto.

Faraone ha poi proseguito sottolineando un ulteriore elemento di preoccupazione: “Tutto questo avviene senza che il governo abbia esercitato alcuna forma di controllo. E anzi, starebbero emergendo connivenze con il mondo delle istituzioni e manager nominati dalla politica”.

Sebbene Faraone ribadisca la fiducia nella magistratura e il rispetto del principio di garanzia, non nasconde il timore che si tratti dell’ennesima pagina oscura: “Siamo garantisti e aspettiamo l’esito delle indagini. Ma dall’esordio, viene il sospetto di trovarsi davanti all’ennesimo scandaloso verminaio”.

L’inchiesta si inserisce in un contesto già critico: reparti in affanno, personale allo stremo, attese interminabili. Il caso di Palermo riaccende il dibattito sulla trasparenza negli appalti pubblici, ma soprattutto sulla responsabilità politica in un settore che, invece di ricevere investimenti e cure, sembra essere diventato terreno di caccia per affaristi e opportunisti. Il rischio è che a pagare siano ancora una volta i cittadini.