“Il Presidente dell’Ars porti avanti, senza indugio, la proposta di modifica avanzata dalle Associazioni di Categoria. Sarà un passaggio nodale: il voto d’Aula certificherà le reali intenzioni delle diverse forze politiche rispetto alla difesa degli interessi del territorio”.

I vertici regionali di CNA Costruzioni Sicilia lanciano un ultimo appello all’On. Gianfranco Micciché e all’intera sala d’Ercole, chiamata nelle prossime ore ad esprimersi sulla norma inserita nel DDL 476 del 13/01/2019 collegato alla Legge di Stabilità art. 5.

“L’auspicata approvazione del testo – affermano il presidente Luca Calabrese, il portavoce Nino Maltese e il coordinatore Maurizio Merlino – andrebbe a ristabilire i principi di trasparenza e libera partecipazione delle imprese, oggi calpestati dal Codice degli Appalti e dai ribassi, prossimi al 50%”.

“Chiediamo un urgente intervento dell’Assemblea regionale e invochiamo il senso di responsabilità di tutte le forze politiche – aggiungono – dal momento che l’articolo in questione è stato subito accantonato con motivazioni legate ai principi di incostituzionalità, quando altre Regioni d’Italia hanno avvertito l’esigenza di correre ai ripari, Il Trentino Alto Adige, ad esempio, è già dal lontano 2016 che è intervenuto. Le piccole e medie imprese rischiano ormai inesorabilmente il tracollo, ma questo sembra non interessare a nessuno. Sì, perché, di fronte a questo paventato scenario, certamente drammatico per i riflessi sociali ed economici nel territorio, cosa fanno la politica e le Istituzioni? In ambito regionale si resta a guardare inerme, mentre in ambito nazionale si varano Decreti addirittura deleteri e fortemente penalizzanti. E si inquadra proprio in questa ottica la legge Sblocca Cantieri, tanto decantata da tutti”.

“Le imprese oneste chiedono norme più trasparenti, imparziali, metodi di aggiudicazione che garantiscano la scelta del contraente mediante una libera partecipazione alle gare d’appalto, evitando le imposizioni di formule matematiche che non fanno altro che innalzare la soglia di aggiudicazione gara dopo gara. Ancora nessun esperto del settore, a distanza di 3 anni, riesce a capire che l’aggiudicazione dei lavori attraverso la norma dettata dall’art. 97 del D. L. 56/2016 e dalla successiva L. 55/2019 conversione del D.L. 32/2019 “Sblocca Cantieri”, non costituisce un massimo ribasso, ma un metodo di calcolo della soglia di aggiudicazione che dovrebbe individuare l’offerta media tra i partecipanti. L’0EPV, preferito dalle Istituzioni, non risponde, a nostro avviso, alle esigenze di trasparenza e di leale concorrenza, oltre a non essere un metodo portatore di chissà quale qualità”.

“Forse sarà utile ed efficace per altre finalità? Bisogna evitare che in una commissione di gara, il giudizio soggettivo sia determinante o vincolante. Ma vi è di più, tenuto conto dell’iter interminabile per realizzare un’opera pubblica che da noi va dai 5 ai 10-15 anni mediamente. Infatti l’urgenza (stranamente) arriva proprio ed esclusivamente a ridosso della gara d’appalto, con il risultato che, per necessità di qualcuno, le stesse diventino sempre più selettive e senza alcuna trasparenza. Basti pensare all’assenza di pubblicazione del bando di gara. La politica allora – concludono Calabrese, Maltese e Merlino – scelga norme innovative per semplificare le gare d’appalto, rendendole più trasparenti e oggettive attraverso l’informatizzazione dei sistemi”.

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