Prima lo stop ai concerti adesso arriva l’arresto. “La polizia sta eseguendo in queste ore, a Milano, l’arresto del rapper Vincenzo Pandetta, in arte Niko”
Dopo le gioie musicali delle scorse settimane, il disco d’oro per il singolo Pistole nella Fendi e quello per l’album Bella vita, oltre agli ottimi risultati nello streaming, arriva la brutta notizia per Niko Pandetta, destinatario di un ordine di carcerazione per spaccio ed evasione”, scrive l’agenzia di stampa Ansa.
Condannato in via definitiva
“Il cantante, dopo aver pubblicizzato nei giorni scorsi sui social la notizia della sua condanna, si era sottratto al provvedimento ma è stato rintracciato in zona Quarto Oggiaro dagli agenti della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile della Questura di Milano”
Una settimana fa la condanna
Il 12 ottobre si era appreso che il ricorso di Niko Pandetta era stato giudicato inammissibile dalla Cassazione e la condanna a quattro anni di carcere diventava, dunque, definitiva.
La decisione della Cassazione
La Cassazione ha infatti reso irrevocabile, definendo il ricorso inammissibile, la pena per il rapper neo melodico siciliano decisa nell’estate 2021 dalla Corte d’appello. Niko Pandetta è quindi condannato, pena concordata tra le parti, a 4 anni di carcere. Il cantante era finito mesi fa nel registro degli indagati per una rissa con sparatoria scoppiata nella primavera scorsa fuori da un club al Porto Etneo dopo uno show in discoteca che era stato bloccato scatenando uno scontro armato tra giovanissimi legati a clan mafiosi.
Le accuse al neomelodico
Tornando al processo appena concluso, nello specifico il reato contestato a Niko Pandetta che lo ha portato alla condanna di quattro anni è quella di spaccio a seguito d’indagini su un cartello del narcotraffico. Diversi gli imputati del processo, tutti condannati con pene tra che vanno dai 4 ai 7 anni di carcere. Per gli altri imputati invece la Cassazione ha dichiarato irrevocabile la responsabilità penale sui reati di droga contestati ma ha rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Catania per rideterminare la pena finale. Questo per effetto dell’annullamento stabilito dai giudici di legittimità limitatamente all’aggravante mafiosa.
Le indagini sul gruppo
Il gruppo diretto dal trafficante-pentito Sardo, visti i suoi contatti all’epoca delle indagini con i Cappello-Bonaccorsi, secondo l’accusa avrebbe garantito un’agevolazione alla cosca. Così, però, non è per la Cassazione, che ha annullato senza rinvio. Dovranno affrontare un appello bis, ma solo per il ricalcolo degli anni da scontare, Simone Guglielmino, Filippo Beninato, Giovanni Di Maggio, Davide Nunzio Scrivano, Giuseppe Treccarichi Scauzzo, Ivano Antonino Santangelo. Nei loro confronti in appello ci sono state condanne dai 14 anni in continuazione a 5 anni. Pene da rideterminare.
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