E’ l’atto finale di una riforma che certamente lascerà degli strascichi perché contribuirà a determinare i nuovi equilibri nei comuni siciliani.
All’Assemblea regionale siciliana è il giorno del voto finale alla legge che modifica il sistema di voto delle Amministrative introducendo novità significative che vedremo debuttare presto. Ieri sono stati approvati otto articoli e al ddl manca solo il via libera ad alcuni emendamenti fra cui quello sulla preferenza di genere.
Ieri è stata certamente la giornata più lunga dopo lo stop di sabato mattina. Soprattutto è stata trovata un’intesa sulla norma che abbassa l’eventuale mozione di sfiducia ai sindaci al 60 per cento più uno dei pareri degli consiglieri comunali delle città con più di 15mila abitanti, rispetto agli attuali due terzi. Inizialmente era stato proposto il 50 per cento e non sono mancate le frizioni anche fra le varie anime del Pd e fra i sindaci.
Già, i sindaci. I tre delle Città metropolitane hanno mugugnato. Il primo è stato Leoluca Orlando, primo cittadino di Palermo, che sabato scorso, senza mandarle a dire – in classico Orlando style – ha sbottato: “E’ una legge contro di me e contro i 5 Stelle”.
Poi è stata la volta del messinese Renato Accorinti a cui ha fatto eco l’agrigentino Lillo Firetto. Infine il catanese Enzo Bianco, che è anche presidente del Consiglio nazionale dell’Anci, il qual ah detto di vedere “qualche luce e molte ombre”.
Oltre all’abbassamento del quorum per la mozione di sfiducia a molti amministratori in carica non piace il ritorno dell’effetto trascinamento che l’Ars aveva mandato in soffitta nel 2011. Insomma torna l’effetto moltiplicatore delle liste che per le segreterie ben organizzate è una pacchia, un po’ meno su quanti hanno costruito le proprie fortune sulla capacità di essere ben riconoscibili. E Orlando e Bianco sono fra questi.
Ed i sindaci ( tutti di centrosinistra o espressione di movimenti come Renato Accorinti) devono ringraziare (l’odiata) Forza Italia se la norma che prevedeva la decadenza automatica dei sindaci in caso di mancata approvazione del Bilancio da parte del Consiglio comunale è stata cassata. Marco Falcone, capo gruppo del partito di Berlusconi all’Ars, già venerdì sera l’aveva battezzata ‘norma canaglia’ : “Gli emendamenti di Forza Italia, approvati dall’Aula di Palazzo dei Normanni – ha commentato – hanno corretto significative forzature al testo della legge elettorale per i comuni siciliani, neutralizzando norme canaglia che avrebbero reso ancora più complessa l’attività dei sindaci”.
Si ricomincia alle 11 quando, con ogni probabilità arriverà il voto finale. A seguire inizierà il dibattito sulla variazione di Bilancio.
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