“Fai del bene di nascosto e arrossisci a vederlo divulgato”. La frase divenuta a tutti gli effetti un aforisma è attribuita ad Alexander Pope poeta inglese del XVIII secolo. A quasi 300 anni dalla sua morte questa frase, spesso riportata, sembra non essere più di moda. Fare beneficienza, oggi, è diventato un motivo di vanto per tante personalità dello spettacolo, nel mondo della cultura, nel mondo dell’imprenditoria.
Il riconoscimento come “premio”
Se è vero che il riconoscimento pubblico è già un importante premio e che lo Stato italiano riconosce anche “sconti” sulle tasse a chi dona, è anche vero che questo può essere un incentivo, per chi può, a donare. E in questo senso oggi c’è la possibilità di fare un passo avanti importante attraverso la collaborazione fra pubblico e privato che può essere la nascita di un circuito virtuoso per realizzare ciò che il privato non può fare da solo e ciò che il pubblico non riesce a fare senza sostegno.
Una occasione mancata
In questo circuito virtuoso si inserisce il concerto “Gigi & Friends – Sicily for Life”, organizzato dalla Fondazione Tommaso Dragotto con l’obiettivo dichiarato di realizzare un poliambulatorio pediatrico a Villa Belmonte. Un’iniziativa importante, che merita attenzione e sostegno, ma che, purtroppo, ha finito per trasformarsi in una occasione di polemica e, in sintesi,. in una occasione mancata. Non tanto per la raccolta dei fondi quanto per una collaborazione pubblico privato, istituzione imprenditoria, che poteva diventare modello per il futuro ma è finita per trasformarsi in uno scontro, in una polemica istituzionale di non poco conto.
Il palco e la narrazione ribaltata
Protagonista della chiusura dell’evento non è stata la musica ma un assegno gigante cartonato da 1 milione e mezzo di euro mostrato in uno Stadio Renzo Barbera gremito dal Presidente della Fondazione Tommaso Dragotto. Una scelta di comunicazione precisa, nella seconda serata dell’evento, dopo che la prima era già stata al centro di un botta e risposta con la Regione siciliana. Dragotto non si è limitato a ringraziare i partecipanti o a spiegare come intendesse utilizzare i fondi raccolti. Dal palco ha lanciato un attacco diretto a chi, in passato, avrebbe avuto l’occasione di realizzare quell’opera e non lo ha fatto, arringando la folla con toni accusatori e alla fine ringraziando “anche chi non se lo merita”. Il tutto mentre, ironia della sorte, la stessa Regione Siciliana, oggi accusata per omissioni del passato, ha contribuito concretamente all’iniziativa con un finanziamento di 500mila euro per l’acquisto delle attrezzature del poliambulatorio.

L’unica colpa dell’amministrazione regionale era aver difeso i proprio “diritti contrattuali” alla visibilità dell’intervento pubblico (quella stabilita dalla legge, quando si usano i fondi pubblici bisogna sempre sapere dove vanno). Una sollecitazione che ha dato il via ad una polemica senza fine
L’inopportunità e il protagonismo
Fermo restando il diritto alle opinioni che vale per Dragotto come per chiunque altro, e parimenti il diritto di critica, la scelta del dove e del come appare quantomeno infelice se non irrispettosa. Una partecipazione pubblica, sostanziale e documentata, merita, infatti, rispetto e trasparenza. Senza considerare che il contributo pubblico ha delle regole. Invece il Governo regionale è stato trasformato da partner attivo a imputato, in un processo mediatico senza contraddittorio tenuto sul palco di quello che doveva essere un concerto di solidarietà e musica.
Il ruolo della Regione, ripristinare i fatti
Il Governo regionale ha infatti siglato un accordo con il Policlinico di Palermo per integrare il futuro poliambulatorio nel sistema sanitario regionale. Un’iniziativa che va oltre il semplice sostegno economico: si tratta di un modello di collaborazione pubblico-privato che, se ben gestito, può rappresentare un’eccellenza. Può essere “pilota” per il futuro.
Stop alle polemiche, pensiamo al poliambulatorio
E dunque è a quello che bisogna guardare, al risultato per i bambini, non alle polemiche. Quale beneficio può venire al futuro ambulatorio pediatrico da una gestione che nasce già litigiosa? E la lite, al momento, sembra essere inevitabile perché il messaggio che passa e resta impresso è quello dell’assegno brandito da Dragotto che cancella tutti gli altri ricordi, tutte le altre percezioni. Una immagine che rischia di essere solo autocelebrativa dimenticando lo spirito di servizio che stava alla base dell’iniziativa.
Il costo del concerto e lo sbigliettamento
In tutto questo c’è ancora da capire quale sia stato, alla fine, l’utile netto dei due concerti, con oltre 33mila spettatori complessivi. I soldi raccolti sono già sufficienti a coprire, in parte o del tutto, i costi previsti per realizzare le opere? Una domanda alla quale potranno rispondere soltanto i conteggi finali.
L’assegno inopportuno
Anche per questo ci sembra inopportuno quell’assegno sventolato sul palco, un milione e mezzo di euro, presentato in modo plateale, quasi provocatorio. Quando si tocca la sensibilità del pubblico su temi come la salute dei bambini e la beneficenza, ogni dettaglio conta. E l’ostentazione pubblica di somme ingenti non può essere trattata come se fosse marketing emozionale, soprattutto quando c’è di mezzo il sostegno istituzionale e l’interesse della comunità. E qui torna l’aforisma di Pope: dov’è il rossore ?
La trasparenza non è uno slogan: è un dovere
In uno Stato democratico, la beneficenza vera è quella che non sostituisce il pubblico, ma lo integra, e lo fa con chiarezza e trasparenza. La Regione ha partecipato in modo attivo, ufficiale e finanziariamente concreto all’iniziativa. Sarebbe stato doveroso riconoscerlo, anche solo per correttezza verso i cittadini siciliani che, attraverso il bilancio regionale, hanno contribuito. Oltre che per rispetto contrattuale.
Al contrario, l’arringa sul palco ha spostato l’attenzione dalla collaborazione al sospetto, lasciando trapelare un messaggio ambiguo: “ci penso io, perché gli altri non l’hanno fatto”. Un messaggio potente, ma non sempre veritiero. Perché portare allo scontro una iniziativa che doveva portare all’incontro?
Una beneficenza di sostanza, non di scena
Nessuno mette in discussione la legittimità di un’iniziativa privata di solidarietà. Al contrario è lodevole e da lodare. Ma gli eventi sembrano riportare al personalismo, al protagonismo più che alla volontà di essere socialmente utili, tutto il fatto. L’evidenza pubblica delle somme raccolte, la trasparenza sugli accordi e la corretta narrazione dei fatti sono il minimo sindacale quando si chiede fiducia a migliaia di cittadini. Altri sono i momenti per, eventualmente, richiamare le istituzioni alle proprie responsabilità.
La lettera aperta
Dopo la lettera aperta della Fondazione mandata sì alla regione ma diffusa a tutti i mezzi di comunicazione, è il momento di spegnere le polemiche. Ci sono due (o forse tre) attori che hanno messo in campo le proprie capacità per far del bene a questa città e a questa Regione: sono la Fondazione Dragotto da un lato, il Policlinico di Palermo e la Regione siciliana dall’altro. Attori che devono subito recuperare la capacità di dialogo. La capacità di stare insieme. O si rischia di vanificare tutto!
Scongiurare che a pagare il prezzo sia il poliambulatorio
Se il poliambulatorio si farà — e ce lo auguriamo tutti — sarà grazie al contributo di tutti gli attori di questo evento, anche della Regione. Ometterlo o distorcerlo è una mancanza istituzionale e morale. In un’epoca in cui la fiducia nelle istituzioni è fragile, la responsabilità di chi parla dal palco è enorme. E un palco, per quanto nobile, non è mai al di sopra della verità.
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