Il giudice del tribunale di Palermo Ivana Vassallo, ha assolto Matteo Tutino, difeso dagli avvocati Massimo Motisi e Cinzia Calafiore, dal reato di calunnia nei confronti dell’ex collega Dario Sajeva con la formula perché il fatto non costituisce reato.
Il processo traeva origine da alcuni esposti presentati dal medico Tutino, nel momento in cui assunse l’incarico di primario della chirurgia plastica degli ospedali Riuniti Villa Sofia-Cervello, nei quali si segnalavano all’autorità giudiziaria alcune presunte irregolarità che si sarebbero verificate nel reparto prima diretto proprio da Sajeva.
In particolare, a seguito di una serie di verifiche ed approfondimenti, a detta di Tutino ci sarebbero state delle irregolarità nelle cartelle cliniche e nelle schede di dimissione ospedaliera, in relazione alle codifiche degli interventi chirurgici effettuati dal medico Sajeva che avevano presumibilmente consentito di amplificare il fatturato della chirurgia plastica, nonché in relazione a doppi ricoveri a carico dello stesso paziente per lo stesso periodo e la conseguente duplicazione delle richieste di rimborso.
Tutte accuse di Tutino che non avevano trovato mai riscontro.
La pubblica accusa aveva chiesto 5 anni di pena
La procura aveva richiesto la condanna del Tutino alla pena di cinque anni, mentre la difesa del dottore Sajeva, costituito parte civile, aveva richiesto un ingente risarcimento del danno. Il Tribunale accogliendo le argomentazioni difensive degli avvocati Motisi e Calafiore ha assolto il Tutino perché il fatto non costituisce reato.
Interventi estetici a carico del servizio sanitario nazionale, Tutino condannato a 7 anni
Si è concluso lo scorso maggio con due condanne, una assoluzione e la dichiarazione di prescrizione per due imputati il processo nato dall’inchiesta su una serie di interventi estetici fatti passare per funzionali, cioè necessari a salvaguardare la salute dei pazienti e perciò a carico del Servizio Sanitario. La terza sezione del tribunale di Palermo ha condannato a 7 anni l’ex primario del reparto di Chirurgia maxillo-facciale Matteo Tutino e a 4 l’ex manager di Villa Sofia Giacomo Sampieri.
Entrambi sono stati interdetti per 5 anni dai pubblici uffici e dovranno risarcire le parti civili: l’assessorato regionale alla Salute, l’ospedale e l’Ordine dei Medici a cui sono state riconosciute provvisionali immediatamente esecutive che vanno dai 15 ai 25mila euro.
Tutino e Sampieri erano accusati di truffa, peculato e falso. Assolto il dirigente del dipartimento di Anestesia del nosocomio Damiano Mazzarese, mentre sono state dichiarate prescritte le imputazioni contestate all’ispettore della Digos Giuseppe Scaletta e alla genetista Mirta Baiamonte.
Medico personale dell’ex governatore Rosario Crocetta, Tutino finì agli arresti domiciliari. Secondo i carabinieri del Nas, avrebbe eseguito nella struttura pubblica, spacciandoli per “funzionali” e quindi mettendoli a carico del Servizio sanitario Nazionale, interventi di chirurgia estetica. Oltre ai dati emersi dalle analisi documentali, contro il chirurgo ci furono anche le testimonianze di alcuni colleghi che, per essersi opposti alla sua gestione disinvolta del reparto, hanno subito vessazioni e denunce (poi archiviate). L’inchiesta, oltre a mettere in luce i lauti guadagni incassati da Tutino che, per ogni intervento eseguito indebitamente nella struttura pubblica prendeva tra i 2000 e i 3500 euro, tracciò un ritratto inquietante del protagonista della vicenda: un uomo, scrisse il gip che ne dispose l’arresto, in grado di piegare ai propri fini anche personaggi gerarchicamente a lui sovraordinati, come Sampieri. Quest’ultimo, ad esempio, avrebbe impedito che avesse corso un procedimento disciplinare a carico del chirurgo.
L’ex chirurgo plastico, inoltre, avrebbe mentito nella domanda per diventare primario, dichiarando di non avere precedenti penali. Nel suo casellario giudiziale c’era invece una sentenza di condanna definitiva per omicidio colposo.
Nell’indagine finirono anche gli accertamenti sulla cosiddetta “banca dei tessuti” a Villa Sofia. Secondo gli inquirenti, Tutino, avrebbe scelto l’Ivf mediterranean centre della biologa Mirta Bajamonte come partner per l’istituzione della banca dei tessuti nonostante fosse necessaria una gara pubblica. Scaletta si sarebbe dato da fare perchè l’affare andasse in porto al più presto.
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