Ben 1600 assunzioni previste in Sicilia nella sanità sono a rischio. Nonostante siano già disponibili 40 milioni di euro attivati con il Pnrr e legati a queste assunzioni, non è reperibile sul mercato la figura professionale richiesta ovvero quella dell’Infermiere di famiglia e i 40 milioni vanno utilizzati entro il 2026.
Lo studio che lancia l’allarme
E’ il risultato di uno studio dell’osservatorio dell’Accademia Nazionale per l’Alta Formazione e Promozione della Cultura(ANAFePC)che ha avviato ha avviato Focus sui principali settori produttivi e sociali
Secondo lo studio nessuna università siciliana ha ancora attivato il Master in “Infermieristica di famiglia e di comunità”, titolo obbligatorio per partecipare al concorso pubblico per l’assunzione stimata di oltre 1.600 infermieri di famiglia. Secondo tale decreto, almeno un Infermiere di Famiglia dovrebbe essere presente ogni 3.000 abitanti, fungendo da figura professionale di riferimento per garantire l’assistenza infermieristica a diversi livelli di complessità, in stretta collaborazione con tutti i professionisti operanti nella comunità.
Il tempo stringe
La nuova figura da assumere è prevista all’interno del Piano nazionale di riforma sanitaria territoriale (Dm 77/2022), con quasi 40 milioni di euro destinati alla sola Regione Siciliana. Il master richiede un anno intero di formazione (1.500 ore tra teoria e tirocinio). Siamo nel 2025, e il tempo stringe.
Il rischio è concreto: se non si riuscisse ad attivare per tempo questi corsi, tanti infermieri in possesso della laurea triennale, anche in attesa di occupazione, perderebbero un’opportunità concreta di lavoro e specializzazione. Ma non basta! C’è anche il rischio concreto di disimpegno delle somme. Insomma la Sicilia potrebbe perdere i 40 milioni a questo destinati per assenza di figure reperibili sul mercato.
La Regione ha aderito al piano nel 2022
La regione ha fatto la sua parte ma nonostante la Regione avesse formalizzato l’adesione al piano già nel 2022, nessuna misura concreta è stata adottata per incentivare questa formazione specialistica. Né da parte degli atenei, né da parte delle Asp.

da sinistra Maurizio Cirignotta e Calogero Coniglio
“Ci ritroviamo senza percorsi formativi attivi in Sicilia, mentre altre regioni si stanno già organizzando per garantire occupazione e servizi territoriali concreti – dichiara Maurizio Cirignotta, Vicepresidente ANAFePC – e noi invece continuiamo a restare fermi, perdendo tempo prezioso e opportunità per i nostri infermieri e per i cittadini”.
Una situazione che genera frustrazione, incertezza e profonda amarezza tra i professionisti sanitari. È ancora possibile intervenire, ma servono azioni urgenti e coordinate da parte della Regione, delle Università e delle Aziende sanitarie.
“Non comprendiamo come sia possibile che dal 2022 nessuno abbia ritenuto prioritario avviare una pianificazione reale per formare infermieri di famiglia e comunità, visto che parliamo di assunzioni previste da un piano europeo con fondi certi e finalizzati, che rischiano di non trasformarsi in posti di lavoro e servizi sanitari territoriali e domiciliari reali per la Sicilia” – conclude Calogero Coniglio, Presidente ANAFePC.




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