Limitare l’efficacia temporale della delibera sull’addizionale Irpef al solo periodo 2023-25, per poi trattare la questione degli incrementi più incisivi a tempo debito. Questa, in sintesi, è l’idea di modifica alla base dell’emendamento promosso dalle opposizioni (a firma Ugo Forello, Giulia Argirofffi e Carmelo Miceli) con il quale si mira a modificare l’atto, al vaglio del Consiglio Comunale, legato all’imposta sul reddito delle persone fisiche. Una delibera propedeutica al piano di riequilibrio, atto con il quale il Comune di Palermo proverà, nei prossimi vent’anni, a risolvere le sue attuali criticità economico-finanziarie. Decisione, quella se approvare o meno l’emendamento, che sarà tutta di stampo politico. Intanto però, un dato è già noto: la proposta di modifica ha ricevuto il parere favorevole degli uffici.

L’emendamento delle opposizioni

L’idea, in soldoni, è quella di approvare l’atto limitando l’efficacia temporale dello stesso al solo triennio regolato dal prossimo bilancio di previsione (i cui termini per l’approvazione sono stati prorogati fino al 31 maggio 2023). Un periodo nel quale gli incrementi dell’addizionale sono stati comunque calmierati, al contrario invece della stangata prevista a partire dal 2026: picchi di 38 milioni di euro che si riverserebbero sulle tasche dei palermitani in futuro. Ad oggi infatti, la delibera regolerebbe un arco temporale esteso fino al 2031.

Sia ben chiaro fin da subito: l’emendamento in sè, anche in caso di approvazione dell’aula, non è sufficente a cancellare gli aumenti. La stangata rimarrebbe lì dov’è oggi. L’unica possibilità per lenire i futuri aumenti è solo una. Reperire altre risorse o ricevere ulteriori fondi dal Governo nazionale da destinare allo scopo, così come avvenuto per le addizionali Irpef del 2022 (i cui aumenti sono stati cancellati) e del 2023 (con gli incrementi ridotti a soli, si fa per dire, 9 milioni di euro a fronte dei 49 previsti nel precedente piano di riequilibrio).

La delibera sull’Irpef propedeutica al riequilibrio

Tutto, quindi, dipenderà dalle future fluttuazioni del piano di riequilibrio. L’atto, basato sul precedente accordo con lo Stato sottoscritto fra il comune di Palermo e il Governo Nazionale, vincolerà il destino del capoluogo siciliano per i prossimi vent’anni. Documento che vincola Palazzo delle Aquile ad adattare le proprie entrate alla sopravvenuta necessità di far fronte alla ben nota condizione di sovraccreditamento (situazione in cui il Comune non riesce a tradurre i propri crediti, dettati da multe o tributi per fare degli esempi, in liquidità vere e proprie). Fatto per il quale il Governo Nazionale concederà 180 milioni nei prossimi vent’anni alla città di Palermo. Pochi per quella che è la condizione della quinta città d’Italia, ma sui quali evidentemente subentreranno altri strumenti. Come, tanto per fare degli esempi, i 40 milioni di euro stanziati da Roma e che, dal 2024, serviranno proprio a potenziare il sistema di riscossione.

Parere favorevole degli uffici all’emendamento

L’emendamento, quindi, mira a ridurre soltanto l’arco temporale preso a riferimento dalla delibera. Una linea che, proprio in queste ore, ha trovato un ulteriore rafforzamento. Sia il ragioniere generale Bohuslav Basile che la Capo Area dell’Area Tributi Maria Mandalà hanno dato parere favorevole all’emendamento. In pratica, la questione è rimessa tutta alla decisione delle forze politiche di Palazzo delle Aquile. Meglio l’uovo oggi o la gallina domani? Meglio approvare la delibera sull’addizionale Irpef oggi, con gli aumenti attualmente previsti e poi modificarli successivamente in sede di piano di riequilibrio; oppure limitarsi a dare l’ok sugli aumenti del triennio già calmierati, per poi affrontare la questione in un secondo tempo? Al Consiglio Comunale l’ardua sentenza, da dare entro la giornata di mercoledì 26 aprile. Data nella quale, con ogni probabilità, si arriverà al voto della delibera.

Gli aumenti attualmente previsti

Tabella aumenti Irpef, Palermo

Con riguardo agli aumenti attualmente previsti dalla delibera, saranno soltanto nove, si fa per dire, i milioni di euro di aumenti per l’annualità 2023. Incrementi parzialmente compensati anche dalle diminuzione delle tariffe Tari per l’annualità in corso (richiamati nella seduta d’aula da Lagalla dedicata alla relazione semestrale) e che erano stati in precedenza calmierati grazie agli aiuti del Governo Nazionale, come quelli provenienti dal decreto aiuti bis. Ma gli aumenti continueranno negli anni a seguire. Una crescita dell’Irpef che continuerà arrivando a 12,6 milioni per le annualità 2024 e 2025.

Ma, come sopra ricordato, la vera stangata è soltanto rinviata. Dal 2026 infatti, il piano prevede un aumento in media di 36 milioni di euro annui fino al 2031, ultimo anno regolato dall’atto, con picchi di oltre 38 milioni di euro proprio nel 2026. Ed è proprio questi che l’emendamento delle opposizioni vorrebbe “cancellare” dalla delibera sull’Irpef, rimandando l’approvazione delle suddette aliquote a tempi migliori.

Il parere del ragioniere generale Basile

Sulla proposta di modifica, pertanto, il parere contabile è favorevole. Fermo l’obbligo del Comune di Palermo di conseguire tutti gli obiettivi declinati nell’accordo con lo Stato…si esprime parere favorevole anche relativamente a quell’ulteriore parte della proposta di emendamento nella quale si prevede di fissare l’aliquota dell’addizionale per il triennio considerato dal bilancio di previsione 2023/2025.

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