Scattano perquisizioni e sequestri nel sexy shop di via Cappuccini ritenuto al centro del «caso» della baby squillo costretta a vendersi con professionisti e imprenditori: la polizia è andata a far visita al negozio e ha notificato un avviso di garanzia al titolare, A.V., di 43 anni, e ha ispezionato da cima a fondo il negozio, l’ abitazione e le automobili dell’ uomo.
Gli agenti della sezione reati sessuali della Squadra mobile, coordinata da Rosaria Maida, hanno portato via il materiale di cui il pm Claudio Camilleri aveva chiesto il sequestro: l’hardware di un computer, un iPad, un’ agenda telefonica, un iPhone 5S e un cellulare, quattro videocassette Vhs di film pornografici quasi «d’ epoca», ma soprattutto una microcassetta mini Dvd.
È caccia aperta dunque ai riscontri a quanto sta emergendo dal’ inchiesta che aveva portato, il 18 marzo, all’arresto di Dario Nicolicchia, il trentunenne che avrebbe fatto prostituire la fidanzatina, quando lei aveva tra 16 e 17 anni, dunque era minorenne.
Il ricorso dell’ ex fattorino al tribunale del riesame è stato intanto dichiarato inammissibile, perché i termini erano scaduti prima che il legale attuale, l’avvocato Cinzia Pecoraro, subentrasse al difensore d’ ufficio. Nicolicchia chiederà adesso un nuovo interrogatorio.
Oltre una decina di clienti sono già indagati, per atti sessuali a pagamento con minorenne, mentre ora A.V. risponde di induzione alla prostituzione minorile. Lui, difeso dall’avvocato Alessandro Musso, respinge le accuse.
Contro il titolare del locale però ci so no anche le dichiarazioni di uno dei «clienti» più assidui della minorenne, un avvocato che aveva sostenuto di avere saputo proprio da lui dell’ esistenza di una baby squillo: dopo avere ammesso di essere un abituale frequentatore dei sexy shop, l’uomo, che ha 68 anni, aveva detto che il titolare gli aveva confidato «di avere consumato un rapporto sessuale orale con una ragazza, dietro corrispettivo di denaro e mi mostrò su un monitor di computer alcune foto che ritraevano la ragazza nuda e seduta sopra una sedia, in atteggiamento evidentemente provocante».
Secondo gli inquirenti l’uomo sarebbe un tramite, per «agganciare» deliberatamente una minorenne: ipotesi, questa, che il titolare del sexy shop respinge fermamente. Anche perché, dal punto di vista giuridico, perché si possa configurare il reato – che è più o meno lo stesso che ha portato in carcere Nicolicchia, accusato della più grave ipotesi di sfruttamento – occorre il vantaggio economico da parte di chi induce i minori a prostituirsi. Finora gli investigatori si sono imbattuti nel sexy shop in più di un’ occasione, ascoltando le testimonianze.
E il sospetto è che A.V. custodisse foto e video compromettenti girati di nascosto da Nicolicchia. Oltre all’ avvocato «l’ amicizia» con la «coppia monella» era condivisa con un dentista, il direttore di una sala giochi, un farmacista. Ora l’ esame della memoria del pc del negozio (sempre che in un mese non sia stato integralmente sostituito) e delle agendine del titolare potrebbe non far dormire sonni tranquilli a più d’ uno.
Intanto la madre difende la figlia e l’uomo che ha costretto sua figlia a prostituirsi lo chiama «aguzzino». E si scaglia contro i clienti della città bene: «A voi tutti – dice – giovani e attempati professionisti, che avete saputo approfittare di lei, incuranti della sua giovinezza, vorrei dirvi che ci metterei ben volentieri la faccia per dirvi quanto dolore e frustrazione mi avete causato e ogni giorno continuate a provocarmi con le vostre più disparate giustificazioni». È una madre ferita quella che ha deciso di rompere il silenzio con una lettera aperta, l’ ha affidata all’ avvocato Toni Palazzotto. È la madre della sedicenne finita in un gioco infernale.
Della figlia dice: «Sono orgogliosa di lei e del coraggio che ha dimostrato nella sua scelta di confessarmi questa sua terribile esperienza». E lancia un appello, perché sente in cuor suo che il fenomeno della prostituzione minorile è parecchio diffuso. «Quanto alle altri giovani donne che ancora si trovano nelle stesse condizioni di mia figlia dico di avere coraggio e fiducia nei vostri genitori, perché solo grazie a loro potrete essere strappati ai vostri aguzzini».
Parole di madre coraggio. Un anno fa, è stata lei a raccogliere le confidenze della figlia sui ricatti che subiva, e non ha avuto dubbi sul da farsi. Ha presentato una denuncia alla squadra mobile. E il 18 marzo l’ ex fidanzato della giovane è stato arrestato, per sfruttamento della prostituzione minorile.
«Mi rincresce e mi addolora leggere quasi giornalmente sui quotidiani locali le dichiarazioni rese dall’ aguzzino della mia giovanissima figlia, Dario Nicolicchia », scrive adesso la donna: «Nel tentativo di giustificare ciò che giustificabile non è, non ha ancora mostrato neppure un barlume di pentimento e di mortificazione per il suo imperdonabile quanto riprovevole comportamento».
La lettera di questa madre è un atto d’ accusa durissimo contro il giovane che ha plagiato la figlia. Scrive ancora: «Volere addossare a una bambina, perché questa era mia figlia all’ epoca dei fatti, per come ha fatto Nicolicchia, delle colpe che lei non ha e che mai potrebbe avere per il solo fatto di aver avuto solo sedici anni di età, magari gli potrà tornare utile a difendersi nel processo, ma non lo aiuterà di certo a ripulirsi la coscienza».
Poi, l’ accusa ai clienti che pagavano fino a 300 euro. «Vi siete approfittati di lei, incuranti della sua giovinezza». Dice: «Ci metterei la faccia per dirvi quanto dolore mi avete causato ». Ma ha scelto di restare anonima: «Non è per mancanza di coraggio – spiega – ma solo per proteggere mia figlia». Ed è di lei che ora scrive: «Non auguro a nessuna famiglia di vivere l’ incubo che stiamo vivendo noi».
La madre chiede riservatezza sull’intera vicenda: «Il clamore mediatico nuoce a mia figlia che per anni dovrà combattere contro i suoi fantasmi, per cui chiedo ai giornalisti tanta moderazione e coscienza nel trattare le notizie che la riguardano. Perché quello che fa notizia per l’ opinione pubblica, per mia figlia è fonte di ulteriore angoscia, dolore e frustrazione». Una lettera dai toni accorati. «Da mamma, vi chiedo di aiutarmi ad aiutare mia figlia».
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