Prima avvelena e poi strangola la madre e per quel che ha fatto dovrà scontare tanti anni di carcere una giovane. Il gup di Palermo Maria Pino ha condannato, in abbreviato, a 20 anni di carcere la ragazza di 17 anni accusata di avere ucciso la madre. La vittima è Teresa Spanò, un’insegnante che morì la notte tra l’1 e il 2 gennaio scorsi. Secondo gli inquirenti la giovane oltre a mettere nel cibo una grosse dose di un farmaco, avrebbe anche strangolato la donna. L’omicidio avvenne a Bagheria, nel Palermitano.

Un primo tentativo di avvelenamento

Gli inquirenti accertarono che la minore, già a novembre, aveva tentato di avvelenare la madre. Ma in quel caso la docente, a causa della forte intossicazione, era finita in ospedale riuscendo a salvarsi. Dopo l’omicidio la ragazza venne affidata a una comunità protetta, ma poi il gip le impose il carcere. Questo perché alla base sarebbero stati riscontrati “sintomi di un’attuale ed accresciuta pericolosità sociale”.

Rapporti sempre molto tesi

Secondo quanto riferito anche dai vicini di casa, i rapporti tra madre e figlia erano alquanto tesi e le due donne litigavano frequentemente. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, e i risultati dell’autopsia sul corpo di Teresa Spanò, la giovane avrebbe aggiunto un farmaco in un piatto di purè servito alla madre. Dopo aver stordito la donna, l’avrebbe strangolata. Infine, avrebbe infierito sul colpo con un coltello.

La giovane ha confessato il delitto, i segnali di disagio

La 17enne ha confessato il delitto della madre. Nel corso dell’autopsia sul corpo della donna trovati segni di violenza. Tagli nell’avambraccio con un coltello o qualche oggetto affilato. Erano stati notati dei segnali di potenziale disagio della figlia sfociati poi nel matricidio di Bagheria. Ovviamente segnali che mai avrebbero fatto pensare ad un epilogo così tragico. I compagni di classe dell’omicida 17enne rivelarono il quadro di una coetanea che tendeva all’isolamento. Un atteggiamento introverso e di solitudine che non poteva essere percepito di certo come ‘indizio’ per un assassinio. Cosa abbia provocato la scintilla della follia in un contesto familiare apparentemente come tanti altri ancora non è chiaro. Sicuramente non degradato, non ai margini della società.

Il tentativo di inscenare il suicidio

La ragazza, dopo aver tentato di inscenare il suicidio della madre, è crollata durante l’interrogatorio della procuratrice per i minori di Palermo Claudia Caramanna. Ha quindi confessato in lacrime il delitto. Agli inquirenti ha detto di aver stretto le mani al collo della mamma fino ad ucciderla ma non ha mostrato pentimento per il delitto. Poi è rimasta accanto al corpo senza vita per almeno quattro ore prima di chiamare i soccorsi.

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