La notte tra il primo e il due gennaio 2023, in un appartamento di corso Butera a Bagheria, in provincia di Palermo, un atroce delitto. L’insegnante di 55 anni, Teresa Spanò è stata uccisa dalla figlia, appena 17enne, che l’ha strangolata.

Si aggrava la posizione della giovane, trasferita in carcere

Adesso la posizione della giovane si aggrava: i magistrati della Procura per i minorenni, coordinati dal capo dell’ufficio Claudia Caramanna, le contestano la premeditazione, avrebbe cioè pianificato l’omicidio. La ragazza è stata trasferita in carcere a Roma come disposto dal gip, lasciando dunque la comunità protetta di Caltanissetta dove era stata inviata inizialmente.

Il tentativo di avvelenamento a novembre

Secondo gli inquirenti, la 17enne, aveva già tentato di avvelenare la madre nel novembre scorso, alcune settimane prima di mettere in atto il delitto.
Ancora non è del tutto chiaro il movente dell’omicidio, certo è, secondo quanto riferito anche dai vicini di casa, che i rapporti tra madre e figlia erano alquanto tesi, e le due donne litigavano frequentemente.

La sera del primo gennaio

Ma cosa è accaduto la sera del primo gennaio? Secondo la ricostruzione degli inquirenti, e i risultati dell’autopsia sul corpo di Teresa Spanò, la giovane avrebbe aggiunto un farmaco in un piatto di purè servito alla madre. Dopo aver stordito la donna, l’avrebbe strangolata.
Infine, avrebbe infierito sul colpo con un coltello.

Il provvedimento del gip

La gip Alessandra Puglisi nel nuovo provvedimento ha scritto che gli elementi nuovi “appaiono tutti sintomatici di un’attuale ed accresciuta pericolosità sociale e sono, soprattutto, rivelatori dell’inadeguatezza della misura attualmente applicata rispetto alla caratura criminale della giovane come emersa dalle indagini più recenti”. Per la procura — ed è una ricostruzione accolta dalla giudice — “c’è un pericolo concreto ed attuale di reiterazione di delitti commessi con violenza alla persona”. Il delitto sarebbe stato inoltre “un disegno preordinato da tempo”.

La giovane ha confessato il delitto, i segnali di disagio

La 17enne ha confessato il delitto della madre. Nel corso dell’autopsia dell’autopsia sul corpo della donna sono stati trovati segni di violenza. Tagli nell’avambraccio con un coltello o qualche oggetto affilato.
Erano stati notati dei segnali di potenziale disagio della figlia sfociati poi nel matricidio di Bagheria. Ovviamente segnali che mai avrebbero fatto pensare ad un epilogo così tragico. I compagni di classe dell’omicida 17enne rivelano il quadro di una coetanea che tendeva all’isolamento. Un atteggiamento introverso e di solitudine che non poteva essere percepito di certo come ‘indizio’ per un assassinio.
Cosa abbia provocato la scintilla della follia in un contesto familiare apparentemente come tanti altri ancora non è chiaro. Sicuramente non degradato, non ai margini della società. La vittima era insegnante, la 17enne frequentava il liceo classico con buoni risultati. Anche i familiari più stretti sono di un ceto sociale benestante e istruito.

Il tentativo di inscenare il suicidio

La ragazza, dopo aver tentato di inscenare il suicidio della madre, è crollata durante l’interrogatorio della procuratrice per i minori di Palermo Claudia Caramanna. Ha quindi confessato in lacrime il delitto. Agli inquirenti ha detto di aver stretto le mani al collo della mamma fino ad ucciderla ma non ha mostrato pentimento per il delitto. Poi è rimasta accanto al corpo senza vita per almeno quattro ore prima di chiamare i soccorsi.

I funerali celebrati il 7 gennaio

I funerali di Teresa Spanò sono stati celebrati il 7 gennaio nella chiesa di San Giovanni Bosco a Bagheria in via Dante Alighieri.
La celebrazione è stata officiata dal parroco Francesco Galioto, da padre Francesco Michele Stabile e da padre Cosimo Scordato. L’insegnante uccisa per anni aveva svolto attività di volontariato nel centro San Saverio nel quartiere di Ballarò a Palermo. Alla cerimonia erano presenti oltre ai fratelli e la sorella anche i colleghi, il sindaco di Bagheria Filippo Tripoli, il sindaco di Casteldaccia Giovanni Di Giacinto, il dirigente della scuola di Casteldaccia dove insegnava la donna, Giuseppe Carlino.
Ad accogliere la bara un cuore di petali rossi davanti la chiesa, due rose rosse incrociate. Un lungo applauso ha accompagnato l’entrata e l‘uscita della bara. Alcuni insegnanti colleghi della vittima hanno detto di “non sapere nulla di questi litigi con la figlia, lei viveva per questa ragazza, mai potevamo immaginare una cosa del genere”.
Nel corso dell’omelia i sacerdoti hanno ricordato la forza e la gioia di vivere della donna. “Era un’educatrice che aveva tanto entusiasmo e metteva amore in quello che faceva. Quell’insegnante ha subito un enorme torto. Con gli adolescenti riusciva a legare a farli parlare a sorreggerli nel loro cammino non sempre semplice. Aveva una gioia di vivere, sempre pronta al sorriso. Era una donna eccezionale. Sarà una grande perdita per tutti quelli che l’hanno conosciuta”.

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