Intimidazione a Balestrate. In fiamme nella notte due auto e un furgoncino custoditi in un fondo privato al Km1 della strada provinciale 17 che collega la cittadina marinara a Balestrate. Qualcuno si è introdotto nell’area di contrada Bosco Falconeria, appiccando il fuoco ai tre mezzi. Sono intervenuti i vigili del fuoco del distaccamento di Partinico e in supporto anche una squadra da Palermo. I pompieri hanno domato le fiamme e limitato i danni.

I danni

Il rogo ha divorato le due utilitarie, mentre il furgoncino è stato danneggiato solo nella cabina. I vigili del fuoco hanno rilevato evidenti tracce di benzina. Sull’episodio indagano gli agenti del commissariato di polizia di Partinico. I poliziotti in queste ore hanno sentito il proprietario degli automezzi per cercare di risalire ad un movente dell’intimidazione.

Il grido d’aiuto dal ragusano

Intanto un grido d’allarme arriva da un imprenditore di Giarratana, nel ragusano, che l’11 agosto dello scorso anno ha perso un uliveto centenario per un incendio che distrusse l’intero bosco di Calaforno, polmone verde della provincia di Ragusa. In fumo il 90 per cento degli alberi di ulivo, risalenti anche al 1700, di proprietà di Melchiorre Angelica che li aveva ereditati dal padre. Melchiorre ha scritto una lettera a tutti i parlamentari della provincia di Ragusa e del sudest siciliano.

“Degli imbecilli hanno distrutto tutto”

“Il sogno di mio padre è passato a mio figlio che ha scelto di impegnarsi anche lui nell’azienda di famiglia portando la ventata di innovazione che i giovani riescono a dare – dice -. Abbiamo assunto tantissimi impegni per far crescere l’azienda finchè un maledetto giorno della torrida estate 2021 degli imbecilli criminali hanno appiccato un incendio e ridotto in cenere l’incantevole bosco di Calaforno”.

Tradito tre volte dallo Stato

L’imprenditore sostiene di essere stato tradito tre volte dallo Stato. “Quel giorno abbiamo dovuto attendere tre ore prima che arrivassero i mezzi anti-incendio e il giorno successivo per vedere un canadair e nel frattempo il fuoco ha divorato tutto – racconta – Un’azienda che sopravviveva da tre secoli è stata ridotta in cenere. Lo Stato mi ha tradito una seconda volta nel momento in cui non ha ammesso le proprie colpe per la cattiva gestione del parco di Calaforno dove era molto carente la manutenzione. E mi ha tradito una terza volta, con il colpo di grazia definitivo: a settembre scorso ho chiesto il rimborso di una parte dell’Iva a credito della mia azienda, una cifra non enorme, 29.000 euro, ma di vitale importanza per la sopravvivenza della mia azienda, in questo momento. A 5 mesi dalla richiesta la mia pratica non è stata ancora esaminata. Ci è stato detto gentilmente che l’Agenzia delle Entrate è carente di personale”.

Arriva lo scoramento

L’imprenditore è scoraggiato: “Come dare fiducia allo Stato che quando invia un avviso di accertamento e da 60 giorni di tempo per pagare e quando invece deve pagare non ha il tempo o non ha i funzionari. Con che animo possiamo sopportare i tributi quando lo stesso Stato ti nega il tuo diritto ad avere rapidamente il rimborso dell’Iva? Come faccio a credere in uno Stato che costringe i nostri figli migliori a lasciare la loro terra? Come faccio a dire a mio figlio, che dopo di me ha abbracciato il sogno di suo nonno, di rimanere in Sicilia, di non raggiungere la sorella a Milano dove i rimborsi sono molto tempestivi, gli uffici pieni di funzionari del Sud che garantiscono servizi alla collettività?”. Ai parlamentari lancia un appello: “Vi siete dimenticati di noi cittadini, di noi imprenditori?”.

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