Erano diventati il “terrore dei cimiteri“. senza alcun rispetto per i cari estinti rubavano nelle cappelle cimiteriali di tutta la sicilia del Nord dal messinese al palermitano. Almeno undici i colpi che sarebbero stati portati a termine della banda.
Identificati i ladri di rame del “caro estinto”
Nelle prime ore della mattina odierna, personale della Compagnia Carabinieri di Santo Stefano di Camastra ha dato esecuzione ad una ordinanza cautelare nei confronti di complessivi quattro soggetti; in particolare sono stati raggiunti da ordinanza degli arresti domiciliari due persone residenti a S. Stefano di Camastra, padre e figlio, in quanto ritenuti gravemente indiziati di molteplici furti aggravati commessi in numerosi cimiteri della provincia di Messina e Palermo (nello specifico, i furti avevano avuto per oggetto, in modo sistematico, i canali di scolo in rame delle acque meteoriche, tutti asportati da numerose cappelle gentilizie esistenti in quei cimiteri); è stato raggiunto da ordinanza di applicazione dell’obbligo di dimora nel comune di residenza un altro indagato, residente anche lui a Santo Stefano di Camastra, anch’egli ritenuto gravemente indiziato di tali furti aggravati; è stato raggiunto da ordinanza degli arresti domiciliari un ulteriore indagato, residente a Palermo, ritenuto gravemente indiziato del delitto di ricettazione di tale materiale.
Tre messinesi e un ricettatore palermitano
Nello specifico, i fatti così come sottolineato dal Gip Andrea La Spada nella sua ordinanza cautelare, hanno riguardato “… la densa sequela di furti di pluviali in rame (ed in un caso di bobine di cavi, sempre in rame, sottratte alla Stazione FF.SS. di S. Stefano di Camastra) perpetrati ai danni di numerosissime cappelle gentilizie allocate nei cimiteri di vari centri nebroidei e madoniti nell’arco temporale compreso tra i mesi di febbraio ed aprile 2024 ad opera variamente degli indagati.”.
In particolare, è stata contestata agli odierni indagati la commissione, sebbene non sempre nella stessa identica composizione, di ben 11 furti perpetrati all’interno di altrettanti cimiteri e di un unico furto commesso all’interno della stazione F.S. di Santo Stefano di Camastra, in un arco temporale complessivo di non più di due mesi.
L’elenco dei colpi della banda
I cimiteri presi di mira dagli indagati, nello specifico, sono stati i seguenti:
1. cimitero di Sant’Agata di Militello (ME), derubato in data 25.2.2024;
2. cimitero di Cefalù (PA), a fine febbraio 2024;
3. cimitero di Rocca di Capri Leone (ME), tra l’08.03.2024 ed il 10.03.2024;
4. cimitero di Capo d’Orlando (ME), nella prima decade del mese di marzo,
5. cimitero di Pollina (PA), in data del 10.03.2024 ed il 13.03.2024
6. cimitero di Santo Stefano di Camastra (ME), tra il 16.03.2024 ed il 18.03.2024;
7. cimitero di Castelbuono (PA), tra il 28.03.2024 alla data del 31.03.2024”;
8. cimitero di Galati Mamertino (ME), in data 01.04.2024,
9. cimitero di Lascari (PA), tra il 02.04.2024 ed il 04.04.2024,
10. cimitero di San Salvatore di Fitalia (ME), in data 04.04.2024,
11. cimitero di Brolo (ME), in data 08.04.2024.
Furti fotocopia
Sempre secondo quanto evidenziato dal Gip nella sua ordinanza, lo schema delittuoso, ormai ben collaudato, consisteva nell’individuazione di un obiettivo strategico (un cimitero: n.d.r.), isolato, privo di sistemi di videosorveglianza, poco illuminato, ove poter agire indisturbati in ora serale. Ed invero, i dati della geolocalizzazione acquisiti hanno consentito di accertare come gli indagati si recassero presso i cimiteri comunali sempre nella fascia oraria ricompresa tra le 19.00 e le 24.00, rimanendovi non più di due ore.
Gli indagati penetravano all’interno delle aree cimiteriali, a seconda dei casi, scavalcando il muro di cinta, oppure utilizzando delle scale opportunamente predisposte, in un caso addirittura tagliando la rete di recinzione metallica ed entrando con un veicolo all’interno dell’area. Successivamente staccavano i pluviali di rame dalle cappelle gentilizie (nell’ordine di diverse decine per volta), li accartocciavano per poterli agevolmente riporre all’interno delle autovettura utilizzate per il trasporto del materiale (una Fiat Bravo oppure una Fiat Panda, quest’ultima presa a noleggio), avvicinavano il mezzo nei pressi del “bottino così lavorato”, successivamente procedevano a contattare telefonicamente il soggetto di Palermo indagato per il reato di ricettazione, città ove immediatamente dopo si recavano per consegnare e monetizzare la refurtiva così trafugata.
Eloquenti i messaggi di volta in volta inviati al soggetto palermitano (“Tonino, in un’oretta son da te, va bene?) per avvisarlo del loro arrivo a Palermo; valore “iconico” e “plasticamente rivelatore dell’oggetto del commercio tra gli indagati” assume poi, così come rilevato dal Gip, il selfie inviato al soggetto palermitano da parte di uno degli indagati, mentre si trovava, insieme al suo complice, a bordo di un’autovettura letteralmente stipata di pluviali di rame, tutti accuratamente accartocciati ed accatastati sui sedili posteriori del mezzo.
I furti di rame destinato ai canali di scolo
Il bottino realizzato consisteva, di volta in volta, in centinaia di metri lineari di canali di scolo, tubi e grondaie, con un peso di svariate centinaia di chilogrammi di rame (fino anche a 500 chili per volta), per un valore di diverse migliaia di euro per furto.
Le indagini svolte dalla Stazione C.C. di Santo Stefano di Camastra, consistite – in appostamenti, nell’analisi della telecamere di sorveglianza ubicate in alcune vie limitrofe ai cimiteri, nell’analisi del traffico storico dei telefoni cellulari in uso agli indagati e nella loro geo-localizzazione, nell’analisi dei dati del traffico Telepass (transiti autostradali), nell’analisi dei dati del sistema di monitoraggio satellitare (GPS) installato su una delle autovetture utilizzate – , hanno consentito di formulare un quadro di indizi a carico degli indagati relativo a tutti i furti contestati.
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