Dopo diversi anni di calo nel 2015 aumentano in Sicilia del 2,3% gli occupati: sono addirittura 31 mila in più rispetto al 2014. Si tratta di un trend positivo, rispetto alla media del Mezzogiorno (+1,6%) e quello nazionale (+0,8%) e che continua a registrare un andamento crescente anche nei primi tre mesi dell’anno in corso.
Da gennaio a marzo 2016 in Sicilia, gli occupati sono cresciuti del 2,5%. A rivelarlo, Bankitalia nel rapporto sull’andamento dell’economia della Sicilia nel 2016.
Dopo anni di crisi e recessione, con la fuoriuscita dal mercato del lavoro di oltre 160 mila addetti, nell’isola diminuiscono i disoccupati, inclusi quelli di lunga durata, con un tasso di disoccupati passato al 21,4% nel 2015 (era il 22,2 nel 2014), con uno stacco in avanti di oltre 10 punti percentuali rispetto alla media nazionale (11,9%).
La crescita degli occupati nell’isola, però, sarebbe legata a contratti a termine; ad influire anche il numero di adesioni a programmi come ‘Garanzia Giovani‘, che in Sicilia secondo i dati della Regione, ha consentito l’attivazione di 47 mila tirocini (in particolare nei settori del commercio, dei servizi di alloggio e ristorazione).
Andando ai settori di attività, l’aumento più marcato di occupati si registra in agricoltura (+12,6%), nel commercio, alberghi e ristoranti (6,5%) e nelle costruzioni (+4,2% pari a 4 mila unità in più).
Nell’edilizia dal 2008 al 2014 i posti di lavoro andati in fumo sono stati 64 mila.
In controtendenza il dato degli occupati nella Pubblica amministrazione e nella difesa (-2,4%), nei servizi (-5,3) e nell’industria in senso stretto (-0,4%).
La crescita degli occupati ha riguardato sia la compagine femminile che maschile, e i giovani tra i 15 e 34 anni (7,1%), che hanno beneficiato di strumenti come Garanzia Giovani. Gli autonomi sono aumentati del 4,4% e i lavoratori dipendenti (+1,7%).
In aumento anche il numero di contratti part time, passati dal 13,2 del 2008 al 20,2%.
Dopo 8 anni consecutivi di crisi, con 12 punti percentuali di Pil andati in fumo, consumi ridotti di oltre il 14% e fuoriuscita dal mercato del lavoro di 160 mila addetti, arrivano timidi segnali di ripresa in Sicilia: nel 2015 si arresta la recessione, torna a crescere l’occupazione (+2,3%), più del resto d’Italia, calano dell’0,8% i disoccupati, e ripartono i consumi delle famiglie (+7,9%).
Lo rivela Bankitalia nell’ultimo rapporto su “L’economia della Sicilia“, presentato a Palermo.
Nell’anno appena trascorso, secondo un’indagine di Prometeia, torna a crescere il Pil siciliano dello 0,2%. E dalla consueta indagine della Banca di Italia, su un campione di imprese, seppur la ripresa resti debole e stenti a decollare la spesa per gli investimenti, le aziende registrano aumenti di fatturato, e oltre la metà utili d’esercizi, ma tra gli imprenditori permane un clima di prudenza.
L’analisi registra un calo delle imprese attive (-0,8%) e diminuisce il numero di fallimenti.
In Sicilia, in controtendenza rispetto al resto del Mezzogiorno (+4%) e alla media nazionale (+3,8%), nel 2015 diminuiscono di oltre il 12% le esportazioni, così come le importazioni (-26,1%).
Ma il dato dell’export risulta influenzato dal ribasso delle quotazioni del greggio nel mercato estero (circa il 60% delle export siciliano) e al netto dei prodotti petroliferi, le vendite all’estero di prodotti siciliani sono cresciute dell’11,8%, in particolare quelle di prodotti chimici (26,7%), computer e apparecchi elettronici (6,7%) e dell’agroalimentare(6,6%). Nel 2015, infine, in linea con la media nazionale sono cresciuti i consumi delle famiglie (+7,9%). In aumento anche la domanda di credito di quest’ultime per l’acquisto di nuove abitazioni (+42,6%) e delle imprese.
Anche nel 2015 i turisti stranieri scelgono la Sicilia come meta per le vacanze. L’analisi svolta da Bankitalia regista un aumento dei pernottamenti (+8,4%) e della spesa (+11,5%) superiore rispetto alla media nazionale, sebbene su scala regionale il numero di presenze di stranieri rimane inferiore ai livelli precrisi. Le performance migliori si registrano nelle provincie di Catania, Siracusa e Ragusa, per via della presenza di siti Unesco.
In Sicilia, negli anni della crisi economica, sono diminuiti gli iscritti all’università e i laureati.
Tra il 2007 il 2014 le iscrizioni di giovani siciliani di età compresa tra i 18 e i 20 anni sono diminuite del 19,5%, più che nella media nazionale (-8,0%) e del Mezzogiorno (-16,2%). Secondo l’indagine, a influire è il calo della popolazione residente, dei neodiplomati rispetto ai residenti, e quello degli immatricolati sui neodiplomati.
Nell’Isola il 39,1% dei giovani si iscrive all’università (contro il 43,3% della media nazionale); il 31% completa gli studi, il 12% consegue il titolo di dottore nei tempi o al più con un anno di ritardo, mentre il 17,6% consegue la laurea entro 4 anni dalla durata regolare del percorso accademico. Circa il 14%, infine, abbandona gli studi.
A gennaio 2015 in Sicilia c’erano 18 mila migranti titolari di una forma di protezione internazionale tra rifugiati e richiedenti asilo; pari al 10,3% degli stranieri residente nell’isola. Secondo lo studio, nel 2015 su 83.970 domande di asilo presentate alle commissioni territoriali competenti per Regione 7.456 (pari al 8,9%) sono state presentate in Sicilia.
Nell’Isola si registra la percentuale più alta di richieste di asilo in attesa di audizione. Secondo lo studio della Banca d’Italia, a fine 2014 risultano 9.687 richieste pendenti (pari al 19,3% di quelli pendenti su scala nazionale). Secondo i dati del ministero dell’Interno, a fine 2015 nelle strutture destinate all’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo, risultano 13 mila persone. Circa il 40% dei migranti presenti nelle strutture regionali è accolto in 110 Cas, poco meno di un terzo nei sette centri governativi, mentre la restante parte nei 97 Sprar. Da fine 2013, la quota dei migranti accolti nelle strutture siciliane è diminuita del 30%, ed è contestualmente aumentata quella delle regioni settentrionali.
Si tratta di una dinamica ascrivibile, secondo l’indagine, alla riorganizzazione del sistema di accoglienza delineato dalla Conferenza Stato-Regioni del luglio 2014, per riequilibrare gli oneri dell’accoglienza su tutto il territorio nazionale.
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