Un presunto affiliato al clan palermitano di Santa Maria di Gesù avrebbe costretto il figlioletto a compiere atti sessuali davanti ad altri appartenenti al clan. Come se non bastasse, lo portava con sé, nel corso delle scorribande personali tra le prostitute.
É quanto riporta il Giornale di Sicilia parlando di un presunto appartenente a cosa nostra di Palermo. L’uomo, di cui non si fa il nome per mantenere anonimo il bambino, avrebbe mostrato come un trofeo il piccolo che sarebbe stato perfino costretto a masturbarsi davanti ai membri della famiglia mafiosa.
La Procura ha chiesto ai giudici della seconda sezione del tribunale di Palermo una condanna a 11 anni di reclusione per atti sessuali su minore. Il padre del bambino era stato rinviato a giudizio nel 2017 dopo l’indagine dei pm che avevano messo in luce la vicenda in seguito ad alcune intercettazioni.
Dalle conversazioni apparì chiaro come l’uomo avesse obbligato il figlio a toccarsi le parti intime davanti agli affiliati del clan. L’uomo lo riteneva un “bambino prodigio” poiché già all’età di 4 anni aveva avuto già delle erezioni. Di diverso avviso i pm che contestano veri e propri abusi sul minorenne.
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