Con l’edizione 2025, il rapporto “Bio in cifre” raggiunge il traguardo dei ventuno anni, confermandosi lo strumento di riferimento per monitorare l’evoluzione strutturale ed economica del settore biologico italiano. I dati relativi al 2024 mostrano un comparto in consolidamento, sostenuto da una domanda interna in crescita, dall’innovazione tecnologica, da un quadro normativo in evoluzione e da una comunicazione sempre più efficace sul ruolo del biologico nella bioeconomia circolare e nelle filiere corte.

Il Bio in Sicilia

La regione resta tra le prime in Italia per superfici bio, pur registrando una lieve contrazione (-2,5%) e si conferma una delle regioni cardine del biologico italiano. Con Puglia e Toscana, rappresenta il 38,1% della superficie agricola utilizzata (Sau) biologica nazionale, un dato che ribadisce il peso strategico dell’isola nel panorama agroalimentare sostenibile del Paese.

 

 

Andamento delle superfici

Nel 2024 la Sicilia registra una riduzione del 2,5% delle superfici biologiche rispetto all’anno precedente. Una flessione che si inserisce in un quadro nazionale eterogeneo, caratterizzato da incrementi molto significativi in regioni come Valle d’Aosta, Bolzano, Campania e Liguria e cali marcati in Piemonte, Friuli‑Venezia Giulia, Lazio, Veneto e Lombardia. Nonostante la contrazione, la Sicilia mantiene una delle più ampie estensioni di Sau biologica in Italia, una forte presenza di aziende certificate, filiere consolidate in comparti strategici come agrumi, olivo, vite, cereali e ortofrutta e un ruolo crescente dei distretti biologici e delle reti territoriali orientate alla sostenibilità.

Un patrimonio produttivo da valorizzare

La vocazione naturale dell’isola, unita alla qualità delle produzioni e alla reputazione del “made in Sicily”, continua a rappresentare un vantaggio competitivo. Le misure nazionali ed europee, insieme alle iniziative di educazione alimentare nelle scuole, offrono ulteriori opportunità per rafforzare la cultura del biologico e sostenere la transizione ecologica del sistema agricolo regionale.  Il biologico è un pilastro della qualità agroalimentare italiana e un motore di sviluppo sostenibile. La Sicilia, con la sua storia produttiva e la forza delle sue imprese, continua a essere un punto di riferimento nazionale, nonostante le sfide che il settore sta affrontando.

Un settore in espansione, sostenuto da politiche nazionali ed europee

L’Italia conferma il proprio impegno nello sviluppo del biologico, in linea con la strategia europea che invita gli Stati membri a definire piani nazionali dedicati. In questo contesto, il Ministero dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) ha affidato ai propri enti vigilati la realizzazione del piano di azione nazionale e ha proseguito il sostegno al settore attraverso avvisi rivolti ad associazioni, filiere e distretti biologici, con interventi mirati alla formazione, alla consulenza e alla promozione. Tra le misure più rilevanti figura la conferma dei 5 milioni di euro destinati al Fondo per le mense scolastiche biologiche, ripartiti in 4,3 milioni di euro (86%) per ridurre i costi a carico delle famiglie e 700.000 euro (14%) per iniziative di educazione alimentare rivolte alla popolazione scolastica. Parallelamente, la programmazione comunitaria 2023 – 2027 entra nel vivo con l’intervento Sra29, dedicato all’adozione e al mantenimento delle pratiche biologiche. La misura dispone di una dotazione complessiva superiore ai 2 miliardi di euro, pari al 48% degli interventi agro ‑ climatico‑ambientali e al 14% della spesa pubblica per lo Sviluppo Rurale. Al 16 novembre 2025, l’avanzamento della spesa ha raggiunto il 35%, pur con differenze significative tra le amministrazioni regionali.

Sfide emergenti: semplificazione, competitività e fiducia dei consumatori

Nonostante gli effetti positivi dei bandi, in alcune aree del Paese si registra una fuoriuscita dal sistema biologico da parte di aziende che ritengono insufficienti gli incentivi rispetto agli impegni richiesti. In questo scenario, assumono un ruolo strategico l’attuazione del Piano d’azione nazionale 2024 –2026, l’applicazione della legge n. 23/2022, in particolare per l’introduzione del marchio “Biologico italiano” e del marchio per le mense scolastiche bio e la semplificazione amministrativa, cruciale per le piccole e medie imprese agricole. In tale direzione si inserisce l’abolizione dell’obbligo dei programmi annuali di produzione (Pap) dal 2025, che richiederà un nuovo coordinamento istituzionale per garantire la continuità delle rilevazioni statistiche, anche alla luce dell’entrata in vigore del regolamento europeo Statistics on Agricultural Inputs and Outputs (Saio).