Il tribunale del Riesame di Palermo – accogliendo l’istanza dell’avvocato Salvatore Galluffo – ha annullato oggi l’ordinanza di custodia cautelare a carico di Vito Mazzara, 75 anni, coinvolto nel blitz antimafia “Scialandro” dello scorso 24 ottobre che ha interessato le “famiglie” di Trapani, Custonaci e Valderice.
Il blitz di fine ottobre
Colpo al mandamento mafioso nel trapanese a fine ottobre. Dopo due anni di indagini la Direzione Investigativa Antimafia, la Polizia di Stato di Trapani ed il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo, su richiesta della procura – Direzione Distrettuale Antimafia, con la quale sono state disposte 21 misure restrittive, di cui 17 in carcere e 4 ai domiciliari, nei confronti di altrettante persone ritenute appartenenti alle famiglie mafiose di Custonaci, Valderice e Trapani, che fanno capo al mandamento di “cosa nostra” del capoluogo trapanese.
Contestualmente sono scattate numerose perquisizioni anche nei confronti di ulteriori soggetti indagati a piede libero ed è stata altresì acquisita documentazione tecnico-amministrativa e contabile presso il Comune di Custonaci: tra gli arrestati figura un esponente di spicco della precedente giunta municipale custonacese, mentre un ex sindaco, un ex assessore e un consigliere comunale di maggioranza in carica, tutti indagati a piede libero, sono stati perquisiti.
Tra gli arrestati c’è un ex vicesindaco Carlo Guarano, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Sono indagati a piede libero l’ex sindaco Giuseppe Morfino, l’ex assessore Giovanni Battista Campo e un consigliere comunale di maggioranza in carica.
L’operazione congiunta denominata “Scialandro”, durata due anni, cui hanno lavorato la Dia di Palermo e Trapani, la Squadra Mobile della Questura di Trapani ed il Nucleo Investigativo di Trapani dell’Arma dei Carabinieri, ha permesso di raccogliere gravi indizi di colpevolezza per reati di natura associativa di stampo mafioso o comunque per delitti connotati dall’aggravante mafiosa.
Le indagini
Nello specifico, le indagini hanno portato alla luce sinergie e rapporti opachi tra esponenti della vecchia amministrazione comunale di Custonaci e le citate consorterie mafiose grazie ai quali queste ultime riuscivano ad imporre all’ente locale i nominativi dei beneficiari di contributi solidaristici per far fronte alle condizioni di disagio economico post-pandemico, nonché a pilotare l’affidamento di appalti pubblici in favore di ditte colluse o a loro riconducibili, anche per interposta persona, una delle quali aveva proceduto all’assunzione fittizia di un ergastolano allo scopo di consentirgli di beneficiare della semilibertà.
Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato pure attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole per dissuaderli dall’acquisto di terreni finiti nel mirino dei sodalizi mafiosi.
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