Il carcere Ucciardone di Palermo non sarebbe una struttura idonea per la gestione dei detenuti e per i poliziotti penitenziari che vi lavorano. Sono condizioni di disagio quelle messe in evidenza dall’europarlamentare Francesca Donato (Lega) che ha visitato il carcere dell’Ucciardone di Palermo. Ad accompagnarla è stato l’assessore ai Beni culturali della Regione siciliana, Alberto Samonà.
“È inaccettabile per un Paese civile e moderno che un carcere, luogo adibito alla rieducazione di coloro che stanno scontando pene detentive, sia ancora allocato in una struttura costruita secoli fa, i cui ambienti sono assolutamente invivibili, sia per i detenuti che per gli operatori di Polizia Penitenziaria e di altro tipo”, dice la parlamentare dopo la visita nello storico carcere.
Ha visitato le sezioni riservate ai detenuti, accompagnata dagli agenti della Polizia Penitenziaria e dalla direttrice dell’Istituto. “Prima tra tutte ho riscontrato la grave mancanza di pulizia, che gli stessi agenti mi hanno comunicato essere dovuta ad una carenza di personale destinato a svolgere quei compiti – dice . Un’assenza di igiene evidente in tutti gli ambienti ed in particolare negli spazi comuni e nei servizi igienici promiscui destinati ai detenuti. Ciò che più mi ha colpito è stato l’edificio della nona sezione, quella ancora non ristrutturata, dove tutti gli ambienti interni sono gravemente malsani, con celle molto anguste, tali da poter ospitare un solo soggetto e in condizioni davvero degradanti”.
Francesca Donato chiede la chiusura della nona ala della casa circondariale trasferendo tutti i detenuti in un’altra struttura più idonea. “Inoltre, tutto il personale di servizio presso il carcere andrebbe maggiormente garantito e dovrebbero essere disponibili servizi come un bar, un ambiente ricreativo riservato, oltre ad uffici più moderni sia in termini di arredi che di dotazioni informatiche”. “Ma la scelta più saggia – ha sottolineato la Donato – in ragione dell’antico impianto borbonico dell’istituto, sarebbe quella di chiuderlo e cessarne l’utilizzo come casa di reclusione per riconvertirlo a museo”
“Infine, sono venuta a conoscenza che nessuno dei detenuti o del personale addetto è stato sottoposto a tampone ma solo a test sierologico, e che solo ai detenuti in rientro dai permessi premio è imposta la quarantena di 14 giorni, retribuita. Mentre invece, per tutto il personale impiegato nella struttura, che interagisce coi detenuti quotidianamente, nessuna misura anti-Covid è applicata, tranne la misurazione della temperatura all’ingresso. La contraddittorietà di queste scelte va affrontata e superata al più presto”. “A fronte di questi aspetti critici mi farò promotrice – ha concluso l’europarlamentare – sollecitando un intervento urgente degli organi competenti”.
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